L’attesa di Garibaldi a Mentana

Le guerre non sono fatte solo di battaglie violente, ordini e strategie. Uno degli aspetti fondamentali, vale per tutti i grandi condottieri è l’attesa. Al centro di questa “sosta bellica”, ci troviamo a Mentana nel 1861, c’è la cosiddetta Questione Romana (vicenda relativa al ruolo di Roma, sede del potere temporale del Papa ma, al tempo stesso, capitale del Regno d’Italia). Tale caso diventa una priorità per Giuseppe Garibaldi, che decide di non seguire richiami del presidente del Consiglio Rattazzi e del Re Vittorio Emanuele II, che lo invitavano a rispettare l’integrità dei territori pontifici. L’eroe dei mondi preferisce, quindi, di allestire una legione di 10mila volontari per la conquista della città. L’obiettivo è attendere la sollevazione dei romani, che non avviene. L’attesa del Generale, permette alle truppe pontificie, guidate dal Hermann Kanzler e supportate dagli alleati francesi, di intercettare gli insorti nei pressi di Mentana, dove avviene la battaglia tra i due schieramenti. Quello di Garibaldi, formato da volontari male equipaggiati e privi di artiglieria, non può non soccombere alla maggiore potenza degli avversari. Nei giorni seguenti al conflitto, Garibaldi viene arrestato e, di nuovo, condotto a Caprera. Anche i più grandi condottieri della storia, quindi, hanno commesso errori.

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Fernando Giacomo Isabella

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