Mentre Margareth Thatcher è impegnata nella parte finale della campagna elettorale destinata a conferirle la carica di primo ministro del Regno Unito, a Birmingham (Lecture Theatre) c’è una band poco nota destinata a diventare un simbolo degli anni ’80: i Duran Duran. Il gruppo nel corso della sua storia ha venduto oltre cento milioni di dischi in tutto il mondo, fra album e singoli, piazzato oltre venti singoli nella Billboard Hot 100 e circa trenta nella Top 40 del Regno Unito. I loro pezzi rappresentano senza dubbio la colonna sonora degli anni ’80, su tutti primeggiano Wild Boys e Save a Prayer. Una delle loro peculiarità è stata sicuramente l’isteria collettiva, che riuscivano a scatenare. Il vocalist del gruppo: Simon Le Bon, è il “protagonista” del film italiano “Sposerò Simon Le Bon”. L’opera è tratta dall’omonimo romanzo di Clizia Gurrado, pubblicato nell’ottobre 1985, che narra la storia della sedicenne Clizia, fan sfegatata dei Duran Duran e in particolare del suo leader. Nello stesso anno del film la band è ospite a Sanremo e prima dell’arrivo sul palco dell’Ariston, accadono scene di isteria collettiva e svenimenti che non si vedevano, in Italia, dai tempi dei Beatles. Il quintetto di Birmingham è capace di creare isterismi di massa e mandare in delirio tutto il pubblico, soprattutto quello femminile. Dagli appostamenti sotto gli alberghi per attendere l’uscita dei propri idoli alle lunghe attese dietro i cancelli al termine dei concerti o addirittura gli inseguimenti con i motorini solo per incrociare un loro sguardo. Sono i ragazzi degli anni Ottanta, “alimentati” anche da Mtv e da una rinnovata cultura televisiva. Quella dei Duran Duran è davvero una storia senza fine dato che al termine del “decennio dell’effimero” non hanno smesso di produrre e di organizzare tour, con il pubblico ancora delirio. I Duran Duran sono proprio come gli anni ’80, non finiscono mai.

Nell’aprile del ’79 la prima dei Duran Duran
Quando le ragazze volevano sposare Simon Le Bon, fra scene di isteria collettiva e svenimenti che non si vedevano, in Italia, dai tempi dei Beatles
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