Sulla riforma della Giustizia si vota con la “fiducia”

Il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità sulla riforma del processo penale

IL presidente del Consiglio Mario Draghi ha decretato la fine dei giochi. Sulla riforma della Giustizia si vota adottando le modalità della fiducia. Se il governo dovesse andar sotto si dimette. Si andrebbe così alle elezioni o si aprirebbe l’iter di nuove consultazioni. In clima prossimo al semestre bianco, in tempi di ripresa da contagio di virus, sarebbe una iattura. È un modo col quale Mario Draghi mette gli interlocutori parlamentari dubbiosi o riottosi a votare questo disegno di legge, espressione già di una mediazione portata a termine dal ministro Marta Cartabia, alle corde.

Resta comunque la disponibilità ad accogliere emendamenti tecnici e condivisi. Sempre Draghi ha risposto a Conte: “nessuno vuole sacche d’impunità. Vogliamo un processo rapido e che tutti i colpevoli siano puniti. Nessuno è a favore dell’uso della dilazione dei tempi, nell’uso della prescrizione, come avveniva anni fa. No, no, no. Mi auguro e faremo di tutto perché il testo sia condiviso”.

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Anche la Ministra Marta Cartabia si toglie qualche sassolino dalle scarpe: “La ragionevole durata del processo evita la prescrizione. È quanto sancito dalla Costituzione – sottolinea la costituzionalista – Dobbiamo evitare che l’impatto di novità come quella dell’improcedibilità dopo un certo periodo, variabile a seconda della gravità del reato, non provocasse l’interruzione dei processi. È una preoccupazione seria che anche il governo ha avuto e un terreno su cui si stanno valutando accorgimenti tecnici”.

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