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Caro-bollette: misure straordinarie in Francia. E in Italia?

Il presidente francese Macron, per contenere i rincari dell’energia, limita gli aumenti al 4% e fa crollare in Borsa il distributore nazionale di energia Edf. Cosa succede da noi?

Il caro-bollette, dovuto agli enormi rialzi dei prezzi energetici, agita i sonni dei politici di tutta Europa e in Francia il presidente Macron decide di preservare i cittadini dall’impatto dei rincari ordinando alla maggiore azienda produttrice e distributrice di energia francese, la Edf (Électricité de France), di limitare gli aumenti al 4%, dal prossimo primo febbraio. E alla Borsa di Parigi, il titolo dell’azienda crolla, lasciando sul terreno oltre il 22% del suo valore, trascinando in basso anche i titoli di altre utilities, come l’italiana Enel, che perde oltre il 2%. Ma in che modo l’Edf potrà contenere i costi? L’idea è quella di aumentare i volumi di energia nucleare che vende ai competitor più piccoli di lei. In Francia, infatti, hanno ancora a che fare con l’energia nucleare, se pur di nuova generazione, come quella prodotta dalla centrale di Flamanville in Normandia, dove si utilizza la cosiddetta tecnologia Epr, European Pressurized Reactor, ad acqua pressurizzata.

E da noi in Italia? L’allarme bollette si sta ancora cercando di capire come frenarlo. E non avendo centrali nucleari, siamo ancora del tutto dipendenti dalle importazioni di metano da Russia, Algeria, Libia.

Si è detto dunque che l’Enel, con la quasi disfatta subita causa il crollo della francese Edf, ha avuto qualche contraccolpo.

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Tassare i profitti delle imprese energetiche

Ma già da qualche tempo, proprio l’Enel, capofila delle aziende gestrici di energia in Italia, è nell’occhio del mirino, per così dire, da parte di alcuni politici, come quelli della Lega, con in testa il ministro della funzione pubblica Giorgetti, convinti che bisogna tassare i super profitti di questo periodo delle imprese energetiche, per stoppare la corsa verso l’alto dei costi delle bollette, in modo che il Governo, nel “fare cassa” con tali introiti, li possa indirizzare per difendere le tasche degli italiani.

Una soluzione che sembra stia davvero prendendo piede all’interno del Governo, che già nella legge di bilancio ha previsto uno stanziamento di 3,5 miliardi per calmierare il caro-bollette. Cifra che evidentemente non basta e già si stanno studiando altri provvedimenti per i prossimi mesi. Tra questi, ci sono quelli proposti dal ministro della transizione ecologica Cingolani, come incrementare ad esempio la capacità estrattiva del gas metano nel nostro paese, che potrebbe consentire agli italiani di diventare un poco più autonomi dalle risorse straniere e porterebbe a diminuire l’emissione di anidride carbonica causata dai trasporti, che sarebbero molti di meno. L’idea del ministro è di passare dagli attuali circa 4,5 miliardi di metri cubi all’anno, ad almeno 8 miliardi, però nel giro di due anni, quindi ci vogliono tempo, investimenti, risorse, dunque una soluzione non immediata. E riaffiora l’idea di un ritorno all’energia nucleare (eliminata nel nostro paese per via di un referendum risalente al 1987), argomento che lo stesso Cingolani non reputa sconveniente: più volte ha detto che non bisogna avere pregiudizi sulle nuove tecnologie nucleari, di nuova generazione, tipo quella usata in Francia, come si diceva poco fa. Per affrancarsi dalla fame di energia, rispettare ambiente e portafoglio, evitando crisi come quella che stiamo vivendo, sottolinea il ministro, è necessario affidarsi a più soluzioni tecniche, a un mix energetico che attualmente è molto risicato (con la dipendenza dal gas naturale, di cui il 95% importato), poiché il ricorso alle fonti rinnovabili, negli ultimi anni, si è quasi arrestato, e l’obiettivo è invece quello di utilizzarle per produrre almeno il 70% dell’elettricità entro il 2030, contro l’attuale livello che si ferma al 34%.

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