Lunga vita ai pelosi delle cave, il sogno di Claudio Proietti

"Vanno salvati, non accalappiati"

Come salvare i cani delle cave? Ossia gli ottanta e i cento randagi che fluttuano tra i blocchi di cemento tra le distese di travertino di Tivoli e Guidonia? Claudio Proietti, 59 anni, di Villanova, un rene trapiantato, ha la sua ricetta: “Sterilizzarli. Accudirli. La cattura sporadica non risolve il problema, condanna solo i pochi esemplari accalappiati all’ergastolo del canile. Sono cani ferali, non adottabili, non si lasciano avvicinare neanche da me che sono dieci anni che tutti i giorni li curo, gli  porto cibo e li saluto in lontananza. Hanno paura, non si fidano. Ci sono tanti malvagi in giro”.

La svolta animalista del signor Claudio nasce dal rene, dodici anni fa: voleva restituire il bene ricevuto. E allora tutti i giorni preparava e serviva pasti ai clochard della stazione Ostiense. Troppo rischioso per un immunodepresso, lo hanno sconsigliato i medici

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Da quel momento allora si è dedicato ai cani delle cave, accalcati per lo più sul territorio di Tivoli. “Li vedo nascere e morire. Ne muoiono troppi. Soprattutto le femmine. Fanno due cucciolate l’anno e la mortalità tra i nuovi nati è alle stelle”, racconta. “Porto loro del cibo tutti i giorni, non ne potrei fare a meno. Ho tanti benefattori che mi aiutano, chi regala crocchette, chi pane secco. Do loro, ossia a quei cani abbandonati, il cento per cento. Mi piacerebbe carezzarne uno”. Per loro ha creato una pagina facebook: “Lunga vita ai pelosi delle cave“. Il nome dice tutto. Claudio lancia un appello: “Ci sono quattro cuccioli che cercano casa”. “Salviamoli”, dice, “perché spesso noto anche strane sparizioni”. 

 

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