demagogia del sì

Referendum giustizia, altro flop

Le Camere Penali: ha vinto l'ostracismo

Fallisce il referendum sulla giustizia. Un flop segnato, mentre i dati del Viminale continuano ad aggiornarsi, da un’affluenza rimasta per tutto il giorno sotto il 20%. In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, ecco le indicazioni per i 5 referendum sulla giustizia, che in ogni caso per essere validi devono superare il quorum del 50%:
– n.1 ABOLIZIONE LEGGE SEVERINO SI 52-56 NO 44-48
– n.2 LIMITAZIONE CUSTODIA CAUTELARE SI 54-58 NO 42-46
– n.3 SEPARAZIONE CARRIERE MAGISTRATI SI 67-71 NO 29-33
– n.4 VALUTAZIONE SU OPERATO MAGISTRATI SI 67-71 NO 29-33
– N.5 ABOLIZIONE RACCOLTA FIRME ELEZIONI CSM SI 66-70 NO 30-34
In base all’Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai l’affluenza per i referendum è al 19-23%

LA LEGA

“Grazie ai milioni di italiani che hanno votato per i referendum sulla giustizia: la loro voce è un impegno per tutti affinché si facciano vere e profonde riforme. Meritano riconoscenza perché hanno scelto di esprimersi nonostante un vergognoso silenzio mediatico (a cominciare dalla tv di Stato), al caos in troppi seggi a partire dallo scandalo di Palermo, alla codardia di tanti politici”, riporta una nota della Lega, che segue i dati dell’affluenza ai referendum sulla Giustizia ieri sera alle 23 al 16%.

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“Grazie a chi ha informato e partecipato, ai governatori schierati in prima linea insieme ad amministratori locali – di tutti i colori politici – e a molti parlamentari – si legge ancora nella nota – Il tutto senza dimenticare donne e uomini di legge, associazioni culturali e intellettuali. La battaglia per cambiare la Giustizia non si ferma questa sera, ma anzi riparte con rinnovato slancio: sarà il centrodestra (insieme ad amici coraggiosi come quelli del Partito Radicale) ad avere l’onere e l’onore, dopo aver vinto le prossime elezioni Politiche, di mettere mano al Sistema”.

Secondo il consigliere del Csm Nino Di Matteo il flop dei referendum dimostra come “evidentemente molti italiani hanno capito che con il referendum non si voleva migliorare la giustizia ma – ha evidenziato all’Adnkronos – punire la magistratura e renderla meno autonoma e indipendente. Purtroppo anche la riforma Cartabia, in discussione al Senato, va nella stessa direzione”.

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Per Eugenio Albamonte, segretario di ‘Area democratica per la giustizia’ “hanno vinto i cittadini, perché quelle formule erano talmente grossolane da non poter rappresentare per il futuro un modello né culturale né istituzionale per il nostro Paese. Sconfitto è chi ha pensato di puntare tutto sugli scandali per colpire la magistratura anziché per riformarla e porre riparo a una serie di situazioni che si sono create in passato. Una cosa sono le riforme, un’altra la mortificazione della magistratura”.

LE CAMERE PENALI

Di “incivile silenzio censorio” sul voto referendario, invece, ha parlato la Giunta dell’Unione Camere Penali. “La storia dei referendum in Italia è da sempre una storia di ostracismo e di avversione al voto democratico diretto”, hanno sottolineato le Camere Penali, esortando: “Occorre ora che l’impegno politico dei liberali di questo paese per una giustizia più giusta, tra i quali in prima fila l’Unione delle Camere Penali Italiane, sappia trovare da subito la forza per rilanciare le proprie idee e le proprie battaglie”.

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