Giletti a Mosca

Il conduttore di 'Non è l'Arena' su La7 spiega le ragioni della sua trasmissione dalla capitale russa 

“Ho deciso di andare a Mosca perché volevo conoscere il punto di vista del nemico: questo è utile per il pubblico? Penso di sì, visto che in base a un recente sondaggio Ipsos il 41% degli italiani pensa che l’informazione sia sbilanciata pro Ucraina”:  Massimo Giletti, aprendo la puntata di ‘Non è L’Arena’ su La7 ieri sera, ha replicato così alle polemiche per il collegamento dalla capitale russa in cui una settimana fa aveva intervistato Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo

“Andare dall’altra parte ha questo senso, non vuol dire giustificare, capire però – ha aggiunto il giornalista così come ricostruito da Agi.it – nessuno di noi ha mai giustificato lo scempio orribile di questa guerra voluta dalla Russia contro l’Ucraina. La7 quella sera è stata terza rete nazionale, un record: vuol dire che il pubblico voleva capire cosa c’era. Sono andato lì, ho parlato con le persone, con l’intellighenzia, con dissidenti ucraini che vivono lì, mi sono fatto un’idea con i miei occhi”.

LEGGI ANCHE  GUIDONIA - “Stop al genocidio palestinese”, fiaccolata pacifista in Centro

“Ho 60 anni e non intendo dare lezioni di giornalismo a nessuno, ma nessuno deve insegnare a me come fare le cose – ha insistito Giletti – specie i colleghi che stanno nei palazzi e che fanno da megafono ai palazzi del potere”.

“Avevo messo in preventivo che andando in Russia mi sarei potuto esporre a critiche”, ha aggiunto,”ho un unico editore che si chiama Cairo, ma ho un editore ancora più importante che siete voi: ecco perché ho detto ‘risponderò in tv’. Non ho mai fatto programmi da salotto, sarebbe troppo facile, sono sempre andato a cercare qualcosa di diverso”.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.