Quando scoppiò il caso, la Procura di Tivoli ne chiese l’arresto ipotizzando una maxi truffa da 600 mila euro ai danni delle casse pubbliche.
Ma già all’epoca il giudice negò le manette non condividendo la ricostruzione degli inquirenti.
Oggi pomeriggio, lunedì 22 gennaio, dopo quattro anni di indagini e dieci di processo, si è concluso il primo grado di un procedimento penale che rimarrà nella storia del Comune di Guidonia Montecelio con 13 imputati accusati a vario titolo di peculato, truffa, falso e associazione per delinquere.
Il Tribunale di Tivoli ha infatti assolto per non aver commesso il fatto dall’accusa di peculato gli ex dirigenti comunali Umberto Ferrucci, 70 anni, e Gilberto Pucci, di 59, entrambi di Guidonia.
Il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Camilla Amedoro e Giovanni Petroni – ha respinto la richiesta di condanna avanzata dalla Procura di Tivoli, assolvendo i due ex dirigenti Ferrucci e Pucci e derubricando il reato di concorso in peculato in quello di truffa aggravata contestato al 55enne ex dipendente comunale Michele M. di Villalba e al 54enne imprenditore di Subiaco Livio I. nei confronti dei quali è stata tuttavia dichiarata l’estinzione dei reati per prescrizione.
Allo stesso modo oggi sono stati dichiarati prescritti i reati contestati ad altri nove imputati, tra cui l’ex Segretario Generale Rosa Mariani, l’ex funzionaria comunale Paola C. e gli imprenditori Anna Maria M., Marco F., Livia D. A., Manuel D. V., Vincenzo C., Lorenzo C. e Mauro B.
Le indagini iniziarono dopo un esposto firmato da un anonimo “Corvo” di Palazzo Matteotti.
Era il 2009, all’epoca a governare Guidonia Montecelio era l’amministrazione del sindaco Eligio Rubeis, mentre a dirigere la Procura di Tivoli era Luigi De Ficchy, il super-magistrato che più recentemente indagò sul collega magistrato Luca Palamara e che 40 anni fa istruì il processo alla cosiddetta “Banda della Magliana”.
De Ficchy delegò ai carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci le indagini chiuse nel 2013 con una richiesta di custodia cautelare in carcere almeno per Umberto Ferrucci, dirigente all’Urbanistica, Gilberto Pucci, dirigente alle Finanze, e Michele M., considerati dagli inquirenti a capo di una “cricca” capace tra il 2007 e il 2010 di emettere sistematicamente determine, mandati di pagamento e fatture false per forniture fantasma.
I militari e i magistrati si erano convinti che il Comune pagava ma i beni richiesti non arrivavano: materiale di cancelleria, risme di carta, penne, pennarelli, computer, mobili per ufficio e le famose poltrone Zen.
Il 29 ottobre 2013 Ferrucci, Pucci e l’impiegato comunale furono interrogati dall’allora Giudice per le Indagini Preliminari Alberto Michele Cisterna che in un’ordinanza emessa a gennaio 2014 negò le misure cautelari richieste da De Ficchy, escludendo il reato di peculato.
A quel punto, i 13 si ritrovarono sul banco degli imputati in un processo “lumaca” da guinness dei primati.
Ben 61 i capi di imputazione, 59 dei quali si sono dissolti col passare degli anni fatta eccezione per i capi numero 28 e 37.
Nel primo caso Gilberto Pucci, difeso dagli avvocati Alfredo e Gabriele Scaccia, Umberto Ferrucci, difeso dall’avvocato Vittorio Messa, e Michele M., difeso dall’avvocato Stefano Saccucci, erano accusati di peculato per essersi appropriati ai danni del Comune di almeno 5.999 euro e 40 centesimi, ossia dell’importo di una fattura emessa dalla ditta di Livio I. il 5 dicembre 2008 per merce mai consegnata.
Per il capo 28 oggi pomeriggio è stata la stessa Procura a richiedere l’assoluzione per i 4.
Nel secondo caso i tre ex dipendenti comunali e l’imprenditore erano accusati sempre di peculato per essersi appropriati ai danni del Comune di 37.800 euro, ossia dell’importo di una fattura falsa emessa dalla ditta di Livio I. il primo luglio 2009.
Per il capo 37 il pubblico ministero Filippo Guerra ha richiesto una condanna a 3 anni soltanto per l’ex dirigente Ferrucci, per l’ex impiegato Michele M. e per l’imprenditore Livio I.
Nel processo conclusosi oggi il Comune di Guidonia Montecelio si era costituito parte civile richiedendo ai 13 imputati in caso di condanna un maxi risarcimento di circa quattro milioni di euro, un milione e mezzo soltanto dagli ex dipendenti.
In particolare il Comune aveva addebitato all’ex impiegato Michele M., ritenuto dai magistrati la mente del gruppo, un danno pari a 561.406,90.
Sempre in caso di condanna, dagli ex dirigenti Gilberto Pucci e Umberto Ferrucci l’amministrazione comunale avrebbe preteso rispettivamente 725.789 euro e 60 centesimi e 305.246,60.
Probabilmente ora sarà il Comune di Guidonia Montecelio a dover pagare le parcelle dei legali dei due ex dirigenti assolti al termine di un processo durato 14 anni.