GUIDONIA - “Fabio Hotel” venduto all’asta: chiuso il Centro d’accoglienza per soli uomini

Dopo 14 anni i migranti africani sono stati trasferiti

Da qualcuno il loro arrivo fu visto con diffidenza e la politica si divise.

Era il 2011 e a distanza di 14 anni il Centro d’accoglienza di Guidonia ha chiuso per sempre i battenti.

Martedì mattina 15 aprile gli agenti della Polizia di Roma Capitale e i colleghi del Commissariato di Tivoli hanno eseguito il trasferimento dei 59 richiedenti asilo politico ospiti del “Fabio Hotel”, la struttura ricettiva di via Colleferro a Guidonia, dal 2011 adibito a Centro SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) gestito dalla cooperativa di assistenza sociale e sanitaria “Medihospes”.

Il “Fabio Hotel” di Guidonia dal 2011 è stato convertito in Centro d’accoglienza

I 59 migranti africani – per la maggior parte di origine nigeriana – sono stati trasferiti a presso il Centro Accoglienza Barzilai, situato in Via Salvatore Barzilai 103 alla Romanina, periferia Sud-Est di Roma.

Secondo le prime informazioni raccolte dal quotidiano on line Tiburno.Tv, la chiusura del Centro d’accoglienza di via Colleferrro a Guidonia fa seguito ad una vendita all’asta del “Fabio Hotel” da parte del Tribunale di Tivoli a seguito di un pignoramento a carico della società oramai ex proprietaria dell’immobile.

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Stando sempre alle prime informazioni raccolte, durante le operazioni di martedì scorso 15 aprile gli agenti hanno eseguito uno sgombero “speciale” nei confronti di un migrante nigeriano che da tre anni occupava una stanza del “Fabio Hotel” insieme alla moglie, una cittadina statunitense sposata a Guidonia.

Una presenza “tollerata” in quanto la struttura era per soli uomini.

Tuttavia martedì mattina 15 aprile all’interno della camera d’albergo i poliziotti hanno trovato soltanto il richiedente asilo, mentre la consorte da una settimana era negli Usa dove il marito nigeriano l’avrebbe raggiunta nei giorni successivi.

La coppia è stata trasferita in una struttura d’accoglienza in via delle Fornaci a Roma, lontana dal Centro Barzilai, dove sono stati trasferiti gli altri 58 migranti.

Vale la pena ricordare che il “Fabio Hotel” fu adibito a Centro d’accoglienza a partire dal 6 maggio 2011, giorno in cui 75 immigrati libici con lo status di rifugiati politici furono alloggiati in via Colleferro a Guidonia centro.

La “Fabio Hotel” formalizzò una convenzione con la Protezione Civile regionale e con la Caritas diocesana dopo che l’allora sindaco di Guidonia Montecelio Eligio Rubeis aderì al progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) su richiesta della Prefettura e del Ministero dell’Interno.

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Il 7 marzo 2014 i profughi si resero protagonisti di una guerriglia urbana

La maggior parte dei richiedenti asilo politico alloggiati al “Fabio Hotel” hanno sempre mantenuto un contegno decoroso.

Tuttavia in via Colleferro non sono mancati episodi di violenza, come quelli del 7 marzo 2014 quando un gruppo di profughi africani rovesciò i cassonetti al centro della carreggiata, appiccando le fiamme ad alcuni di essi. Urla e schiamazzi, circolazione viaria paralizzata, automobilisti attoniti, abitazioni circostanti appestate dal fumo.

Una scena di guerriglia urbana senza feriti né contusi: per sedare la rivolta fu necessario l’intervento in ordine sparso della Polizia, dei carabinieri, dei vigili urbani e dei pompieri.

Il motivo della protesta?

Ad almeno la metà dei migranti ospiti del “Fabio Hotel” – tra somali, ivoriani, ghanesi e nigeriani – la Questura di Roma notificò il diniego allo status di rifugiati politici.

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