I medici tardarono la diagnosi, mentre l’infermiere le somministrò una sacca di sangue incompatibile e destinata ad un’altra ricoverata vicina di letto.
Così, dopo un calvario di due mesi, il cuore della paziente si fermò per complicanze di una neuropatia autoimmune e per il grave errore medico.
Era l’estate del 2011 e a distanza di 14 anni la Asl Roma 5 di Tivoli si ritrova a pagare un risarcimento danni statosferico di circa un milione e mezzo di euro.
La vicenda emerge dalla delibera numero 1841 – CLICCA E LEGGI LA DELIBERA - firmata mercoledì 8 ottobre dal Direttore Generale della Asl Roma 5 Silvia Cavalli.
L’ingresso dell’ospedale “Parodi Delfino” di Colleferro
Con l’atto vengono autorizzati gli uffici a dare esecuzione alla sentenza numero 3619/2025 pubblicata lo scorso 10 giugno dalla Corte di Appello di Roma che condanna la Asl di Tivoli a risarcire i 7 figli della donna di 77 anni ricoverata prima al pronto soccorso dell’ospedale “Parodi Delfino” di Colleferro e successivamente trasferita e deceduta al Policlinico Umberto I di Roma.
La delibera dà inoltre mandato agli uffici di pagare la somma di 100 mila euro nei limiti del valore della franchigia prevista dalla polizza contrattuale per la responsabilità civile verso terzi e per prestatori d’opera stipulata dalla Asl di Tivoli con la Compagnia “Amtrust Assicurazioni Spa”.
Il caso di Malasanità risale al 30 aprile del 2011, giorno in cui la 77enne entra al pronto soccorso di Colleferro, viene ricoverata e sottoposta a varie indagini quindi – dopo 28 giorni – trasferita al Policlinico Umberto I di Roma dove, dopo 30 giorni di ricovero, muore per complicanze di una neuropatia autoimmune.
Il 18 aprile 2012 alla Asl di Tivoli viene notificata la richiesta di risarcimento danni da parte dei 7 figli della paziente deceduta.
Il sinistro viene regolarmente aperto presso la Compagnia “Amtrust Assicurazioni Spa”, ma davanti al silenzio della Asl l’11 maggio 2015 i figli citano l’Azienda Sanitaria davanti al Tribunale di Velletri.
L’avvocato Renato Mattarelli di Latina
Dopo 5 anni di processo i giudici accolgono la domanda dell’avvocato Renato Mattarelli di Latina, esperto in responsabilità medica e sanitaria nonché in danni alla persona da trasfusioni di sangue infetto.
Nel corso del procedimento il legale riesce infatti a scoprire la verità sull’incidente trasfusionale avvenuto all’ospedale di Colleferro e non registrato in cartella clinica.
Attraverso l’accesso agli atti emerge così il rapporto dell’infermiere che aveva effettuato l’infusione di sangue alla 77enne, nonostante la terapia sia praticabile solo dal medico o alla presenza di un medico.
Prima il Tribunale di Velletri con la sentenza 1820/2020, poi la Corte d’Appello di Roma con la sentenza numero 3619/2025 hanno condiviso la tesi dell’avvocato Renato Mattarelli circa la dolosa omissione e manipolazione della cartella clinica da parte dei medici di Colleferro e il doloso trasferimento della paziente, mascherato da una richiesta di esame specialistico.
I giudici hanno infatti riconosciuto che la causa della morte, o comunque l’aggravamento delle condizioni di salute della paziente, era imputabile ai sanitari dell’ospedale di Colleferro per il grave ritardo diagnostico della neuropatia nonché per un errore trasfusionale, ossia aver somministrato una sacca di sangue incompatibile e destinata ad altro paziente.
Errori che hanno provocato alla 77enne un grave shock, la distruzione del sistema immunitario con il conseguente aggravamento della patologia neurologica fino al decesso.
Nei due gradi di giudizio è stato inoltre accertato che i sanitari di Colleferro non avrebbero mosso un dito per contenere l’errore trasfusionale con una adeguata terapia, ma addirittura non annotarono in cartella clinica la trasfusione di sangue incompatibile tantomeno informarono i medici del Policlinico Umberto I dell’errore trasfusionale, inducendoli in un ulteriore ritardo diagnostico e terapeutico che azzerava tutte le chanches di sopravvivenza della paziente.
Per questi motivi la Asl Roma 5 di Tivoli è stata condannata al pagamento di 200 mila euro ciascuno a favore di due figli e di 165.960 euro ad ognuno degli altri 5 figli, oltre a 35 mila euro ciascuno ad altri due familiari, della somma complessiva di 9.097,09 euro spettante iure hereditario a ciascuno dei 7 figli.
Senza contare oltre 100 mila euro di interessi legali.