Colleverde – Bimbo morto all’Ikea. La Procura archivia il caso

A tre mesi dal decesso, la Procura di Roma ha archiviato il caso del piccolo Francesco Emanuele Maria Parroni, morto per soffocamento dopo aver mangiato un panino con wurstel all’Ikea.
Le motivazioni sono attribuibili a un vuoto legislativo, visto che non esiste alcuna norma che imponga la presenza di posti di soccorso fissi all’interno dei centri commerciali, frequentati quotidianamente da migliaia di persone.
Ma la famiglia annuncia appello contro l’archiviazione e ha già presentato la querela di parte tramite l’avvocato Giulia Bongiorno.
“Il fatto non è successo genericamente nel centro commerciale, ma dentro il ristorante di Ikea – spiega la zia Federica Vitti – quindi come prevede la 626, ci dovevano essere due persone addette al primo soccorso come in tutte le aziende”.
Era il 13 marzo quando il piccolo Francesco Emanuele Maria Parroni è rimasto soffocato mentre mangiava un panino con il wurstel al ristorante Ikea del centro commerciale Porta di Roma sulla Bufalotta. Il bambino di tre anni era insieme a mamma Alessia presso il ristorante, quando all’improvviso è rimasto soffocato ingerendo il panino. Secondo le ricostruzioni della famiglia, è stato un medico che era in fila da Leroy Merlin, il primo ad accorrere. L’ambulanza
sarebbe arrivata almeno 40 minuti dopo il soffocamento.
“Mia sorella ha telefonato al marito che stava sul Lungotevere dopo dieci minuti dal soffocamento – racconta ancora la zia – e lui è arrivato dopo circa venti minuti, ma sempre prima dell’ambulanza”.
Le condizioni di Francesco sono apparse fin da subito gravissime per le conseguenze del prolungato arresto cardiaco dovuto al soffocamento per ostruzione da cibo, così è stato stabilizzato e trasferito al policlinico Gemelli. I medici le hanno provate tutte, impiegando i più avanzati trattamenti intensivistici disponibili, ma lunedì 17 marzo il bimbo ha presentato un irreversibile peggioramento delle condizioni cliniche.
A quel punto è iniziata l’osservazione da parte della commissione medica multidisciplinare del Policlinico universitario alla quale non è rimasto che accertare la morte del bambino.
La famiglia del piccolo Francesco ha deciso di donare gli organi con cui sono state salvate altre vite umane. Il fegato è stato trapiantato al Bambino Gesù di Roma a una bambina della stessa età di Francesco, un rene a Bari e un altro a Genova a due ragazzine di 10 e 19 anni.
L’autopsia ha confermato che il wurstel che non è stato deglutito, ha impedito l’ossigenazione causando la morte cerebrale del bambino.

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