VIDEO San Vittorino, nel borgo medievale il grande palco rock per le band locali

Lo scopo: dare risalto alla periferia

“Io e Benedetto Cesarini abbiamo scelto la parola ‘emergenza’ perché abbiamo voluto giocare sul doppio significato di questo termine – spiega Lorenzo –, un po’ perché quasi tutte le band che si sono esibite sono emergenti, un po’ perché la periferia vive in costante emergenza in termini cultura e spazi aggregativi”. “È stato un evento importante – spiega Antonio Puglisi, cantante dei Soraya Santa –, credo che queste zone abbiano veramente bisogno di questi incontri, per ‘vivere’ un po’”. Un’occasione per dare risalto al borgo, anche da parte di chi ci abita: “Il nostro bassista è proprio qui di San Vittorino”, spiega Gabriele Mangano, frontman degli Yattafunk.

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Premiazione san vittorino Palco2 san vittorino

Il post-concerto: l’estemporanea di pittura

A San Vittorino la serata non si è conclusa con il concerto rock. Non appena le band hanno finito il loro spettacolo, tra gli applausi degli spettatori, è stata la volta della premiazione delle sei opere dipinte dagli abitanti, raffiguranti diversi paesaggi e scorci del borgo. “Facciamo parte de “I ragazzi di San Vittorino” – spiegano Nicoletta Piselli e Marta Proietti, membri del gruppo da circa un anno –. L’idea era quella di far vivere il paese con un progetto sia culturale che sociale, per il contatto con i giovani. Abbiamo organizzato l’estemporanea di pittura per coinvolgere abitanti e pittori del borgo che verranno premiati questa sera”. In serata, infatti, la giuria, di cui ha fatto parte anche l’assessore municipale alla Scuola e Cultura, Andreina Di Maso, ha decretato il vincitore: “Non se la sono sentita di sceglierne uno solo – dice al microfono Benedetto Cesarini – ,quindi il premio di 300 euro verrà spartito tra tutti e sei i partecipanti”.

 

Un evento, insomma, che ha coinvolto e suscitato attenzione da parte non solo degli abitanti del borgo, ma anche dei quartieri limitrofi. “Quest’evento è una cosa bellissima, sono venuto da Lunghezza – racconta uno spettatore –. Qui di solito non si fa mai niente”.

 

l.l.g.

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