I ministri dell’ambiente dei venti stati più produttivi del mondo si sono incontrati a Napoli per un vertice finalizzato a discutere l’emergenza climatica nel mondo. Un problema che attiene innanzitutto all’industrializzazione di ultima generazione. Tanto che, come sempre in questi vertici, l’interlocutore più ostico resta sempre la Cina. Tutti i centri accreditati hanno dato la giornata del 23 luglio come molto prolifica di risultati. Ma le misure di contrasto al riscaldamento globale e la Transizione ecologica evocata dal nostro ministro, Roberto Cingolani, deve guardare al degrado del suolo, alla sicurezza alimentare, all’uso sostenibile delle risorse idriche, alla tutela degli oceani, al contrasto alla plastica in mare, all’economia circolare, alle città sostenibili, alla green economy. Tutti propositi che si concentrano in una carta di nuova alleanza e cooperazione che si è posta il 2030, come anno in cui potrà iniziare ad essere visibile la svolta. Bisogna allora recupere il 50%» dei territori degradati a programmi di formazione e sensibilizzazione delle nuove generazioni sulla questione ambientale. Anche i flussi finanziari destinati al clima, alla biodiversità e agli ecosistemi debbono essere allineati con investimenti tra loro coerenti.
G20 Napoli, accordo sull’Ambiente
Ma i problemi si annunciano per oggi: si discute su clima ed energia!
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