Si chiama pre-Vertice. “Pre” perché deve preparare i lavori per l’altro vertice di settembre a New York.
Il problema: la cifra della fame nel mondo nel 2020 era di una persona su tre. Nel 2021 la stima è di 320 milioni di persone in più rispetto al 2019. A dirlo è il rapporto internazionale SOFI 2021.
La difficoltà è nel dare ordine a un dibattito che deve arrivare alla messa a sistema tra realtà emergenti del sovrappopolamento, con le catastrofi naturali, con l’inquinamento atmosferico, ma anche con le paventate pandemie che accompagneranno i nostri anni.
Il Summit ha voluto riunire i diretti operatori della problematica globale: organizzazioni internazionali e regionali della società civile, le associazioni di piccoli produttori e allevatori, le comunità indigene, gli esperti internazionali, oltre ai rappresentanti del mondo scientifico ed accademico.
Quindi a Roma il problema sembra consistere nel far quadrare le ragioni degli operatori diretti con quelle delle grandi organizzazioni economiche. L’argomento per cui “il capitalismo green non convince nessuno” – da una parte – “La necessità di coniugare profitto e vero sviluppo sui grandi numeri” – dall’altra.
L’avvertita necessità di combattere le ineguaglianze rischia quindi di produrre uno stato di accusa contro la cultura industriale dei grandi numeri che non riesce a prescindere dalle quantità, oltre che dal profitto.