Esce Diabolik

Dopo due false partenze dovute al Covid, proposto per la seconda volta nelle sale cinematografiche

Prossimo a compiere i sessanta anni di età, l’anti-eroe è proposto per la seconda volta nelle sale cinematografiche. La prima fu una versione pop dove i personaggi in questione apparivano trasognati e stravaganti, ben lontani dagli originali soggetti descritti nei volumetti delle sorelle Giussani. Fu una bocciatura unanime ma dopo anche il tentativo di un recupero come opera tipica di quel controverso ’68.

Oggi il discorso è diverso perché l’aspettativa è più alta, a monte di due false partenze. C’è bisogno di cinematografia di evasione (sempre in tema di Diabolik) ma non dell’ennesimo tentativo comico di cabarettisti approdati al cinema.

Le anticipazioni danno sfondo Noire alla strepitosa Miriam Leone nei panni di Eva Kant, un Valerio Mastrandrea improbabile Ginko perché dai tratti troppo dimesso e modesto, ma soprattutto un improbabile Diabolik interpretato da Luca Marinelli, bravo nei ruoli del lunatico, del folle, del borderline … Non in quelli di un mostro di glacialità.

( Del resto in nostri super eroi fumettistici non hanno mai trovato fortuna nelle interpretazioni cinematografiche. Su tutti Tex Willer che rimase al palo con l’interpretazione di Giuliano Gemma in una storia che rimpastava uno dei racconti più suggestivi della sua saga ).

Diversa la narrazione che invece scorre nei personaggi Marvel dove attraverso il cinema abbiamo avuto il loro rilancio in termini di fama e fortuna.

Il vizio probabilmente è tutto italiano, nel non considerare il fumetto come oggetto di cultura e neanche come soggetto in grado di esprimere dei contenuti nuovi o quantomeno come occasione per rappresentare la realtà sociale, il momento storico, fosse non altro per il fatto che si tratta di un genere letterario molto seguito.

Luci soffuse, molto glamour, servirà ai nostri eroi a rivitalizzare il soggetto di Diabolik oramai giustamente a corto di idee ma soprattutto superato dalla tecnologia di cui oggi si dispone normalmente. Ma difficilmente si oserà dire che è stato un’avanguardia per il timore di trasmettere messaggi negativi o pessimamente interpretabili.

Lo è stato invece per l’esaltazione dell’individualità vincente su tutto e tutti (ma qui siamo ancora dentro la tradizione dei classici del feuilleton), ma soprattutto sul trionfo della tecnologia che non ha etica né morale. La tecnologia agisce secondo chi le dà gli ordini e anche questo oscuro personaggio (Diabolik in persona) si pone come espressione tecnologica, data la sua freddezza e la capacità di fare sempre la cosa giusta. Unica eccezione, Eva Kant. La figura di donna diventa sempre più preponderante, tanto che è lei a togliere dai guai l’indefinibile soggetto in tutta blu. 

Anche questo Diabolik riusciremo a godercelo pagina per pagina, fotogramma per fotogramma, e se riuscirà a sollevarci per cento minuti dall’oppressione del Covid avrà già espletato un grande furto nelle nostre attenzioni. 

 

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