Al suo arrivo nella piazza fu accolto da un fragoroso “Eia eia eia alalà”.
Bandiere al vento. Squadre coi gagliardetti e i cartelli indicanti le varie provenienze. Migliaia di camicie nere.
Era martedì 24 ottobre 1922, quando a Napoli Benito Mussolini radunò il suo stato Maggiore e i fascisti di tutta Italia in vista della Marcia su Roma del 28 ottobre.
“Siamo venuti a Napoli – disse il Duce iniziando il discorso sul palco del Teatro San Carlo – da ogni parte d’Italia a compiere un rito di fraternità e amore.
Sono qui con noi i fratelli della sponda dalmatica tradita, sono qui i fascisti di Trieste, dell’Istria, della Venezia tridentina, di tutta l’Italia settentrionale; sono qui anche i fascisti delle isole, della Sicilia e della Sardegna.
Tutti qui ad affermare serenamente, categoricamente la nostra indistruttibile fede unitaria”.
La grande adunata fu in piazza Plebiscito da dove le camicie nere sfilarono per Napoli fino al Campo sportivo dell’Arenaccia.
Le cronache dell’epoca raccontano della presenza di alti militari, onorevoli, intellettuali come Benedetto Croce, giornalisti, volti noti, signore della buona società, fascisti di grado superiore.
C’era soprattutto lo Stato maggiore del Duce, Cesare De Vecchi, Italo Balbo, Emilio De Bono e Michele Bianchi, ai quali Mussolini affidò l’organizzazione e il comando della marcia su Roma che si sarebbe tenuta da lì a 4 giorni.