TIVOLI - Ospedale, rimossa l’antica strada romana: cantiere sequestrato

Lavori abusivi dell’Asl: nessuno ha richiesto i permessi a Comune e Soprintendenza

Forse l’idea era quella di rendere più bella la pavimentazione e di sostituire delle vecchie pietre usurate dal tempo con sampietrini di ultima generazione.

Il problema è che quelle pietre, affioranti da quasi due secoli nel cortile dell’ospedale, avevano 2 mila anni di storia e rappresentavano un patrimonio culturale inestimabile per la città di Tivoli.

Ora al “San Giovanni Evangelista” non esiste più il basolato, la pavimentazione stradale utilizzata dagli antichi Romani, rimosso per essere sostituito da un tappeto di sampietrini di epoca moderna.

Per questo ieri, giovedì 27 luglio, gli agenti della Polizia Locale di Tivoli hanno sequestrato il cantiere dei lavori di restauro del piazzale antistante l’antica Porta di San Giovanni e la chiesa dell’ospedale.

A seguito di telefonate e segnalazioni, anche sui Social, i vigili urbani diretti dal Comandante Antonio D’Emilio sono intervenuti sul posto insieme al funzionario archeologo Maria Teresa Moroni e all’ex funzionario Zaccaria Mari, da un mese in pensione.

Durante il sopralluogo agenti e archeologi hanno accertato che l’impresa esecutrice dei lavori commissionati dalla Asl Roma 5 ha rimosso un tratto di basolato romano lungo circa 2 metri e largo 4 metri.

Si tratta della pavimentazione che fino a ieri costeggiava a mo’ di marciapiede il Padiglione Maria Arnaldi e che nell’antichità era la strada di collegamento tra l’Anfiteatro di Bleso e Porta San Giovanni. Insomma un pezzo di storia millenaria rinvenuta nel 1844 e documentata nella carta archeologica dell’antica Tibur redatta dal professor Fulvio Giuliani Cairoli nel 1970.

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Secondo le prime informazioni raccolte dal quotidiano on line della Città del Nordest Tiburno.Tv, davanti agli agenti e agli archeologi gli operai avrebbero ammesso di aver rimosso le lastre di basalto con un escavatore meccanico e di averle poi sepolte in una buca scavata a pochi metri dal nuovo marciapiede in sampietrini.

Ciò significa che qualche reperto archeologico potrebbe essere scampato alla frantumazione.

Ma non è finita.

Durante il sopralluogo gli agenti e gli archeologi hanno infatti accertato che né la ditta esecutrice tantomeno la Asl Roma 5 ha richiesto al Comune di Tivoli l’autorizzazione per rimuovere il basolato romano.

Motivo per cui il Comune non aveva informato la Soprintendenza e non aveva richiesto il parere obbligatorio, ricadendo l’ospedale “San Giovanni Evangelista” in zona vincolata monumentale.

La Polizia Locale di Tivoli ha inviato un’informativa alla locale Procura alla quale spetterà fare luce sulla vicenda individuando eventuali responsabili.

Gli operai hanno fatto tutto di propria iniziativa?

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Oppure il progetto della Asl Roma 5 prevedeva anche la rimozione del basolato romano?

E allora perché non è stata richiesta l’autorizzazione al Comune?

La foto dell’escavatore in azione pubblicata da “ArcheoTibur”

Sul caso è intervenuta anche l’associazione archeologica tiburtina “ArcheoTibur” che ha pubblicato la foto dell’escavatore mentre rimuove le lastre di basalto.

“Un danno incalcolabile di cui i responsabili dovranno rispondere”, scrive l’associazione sulla pagina Facebook.

“Nei cantieri di scavo – scrive inoltre “ArcheoTibur” – è obbligatoria la presenza di un/a archeologo/a, direttamente indicato o approvato dalla competente soprintendenza, il quale ha il compito tassativo di sorvegliare l’area, documentare le varie fasi e fermare i lavori nel momento in cui emergano strutture e/o resti di interesse archeologico, storico ed artistico.

Dov’era quando il basolato ed i sanpietrini sono stati letteralmente vandalizzati?

Procederemo, nei prossimi giorni e per i mesi a venire, con l’invio di PEC alla ASL Roma 5, alla SABAP e al Comune di Tivoli per chiedere delucidazioni, incontri e documentazioni in merito a questo scempio. Indiremo una petizione online per esigere giustizia riguardo ad un vero e proprio crimine perpetrato contro la nostra storia, per di più finanziato con soldi pubblici”.

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