IDENTIKIT Nato a Tivoli, classe ‘88, Francesco Baste è diplomato presso l’Istituto alberghiero e lavora come autista presso una ditta di trasporti. Nato sotto il segno del Cancro, si definisce un ragazzo sensibile e molto socievole, ma ammette di essere troppo spesso testardo. Amante del rock’n’roll anni ‘60/’70, è un fan dell’intramontabile band “The Beatles”. Nei momenti di relax ama lasciarsi incantare dai racconti dettagliati e dai documentari di “Discovery Channel”, in particolare quelli sulla pesca, un’altra sua grande passione. Per quanto riguarda il grande schermo, preferisce il cinema d’autore o in stile Sergio Leone.
Vivendo proprio nelle loro case, avete gustato i piatti tipici? Quali?
Purtroppo l’alimentazione non è molto varia, a causa delle restrizioni sul commercio. Così mangiavamo sempre carne di maiale, pesce, fagioli neri, patate. Essendo molto poveri, gli abitanti mangiano ciò che coltivano. La grande fortuna è stata di poter mangiare molto spesso l’aragosta, che lì costa veramente poco, come tante altre specialità di pesce. La frutta non mancava mai, soprattutto quella tipica, come il mango. Per colazione niente dolci, solo latte e caffè e un po’ di pane e marmellata.
Qual è il posto che ti ha colpito in particolare?
Vinales fra tutti, per la sua semplicità e tranquillità. È un paesino tutto colorato di contadini che si sostengono coltivando il tabacco. Il 90% di quello che viene usato per i sigari, infatti, proviene da lì. Lì ho anche conosciuto Ernesto, un ragazzo poco più piccolo di me, con cui ho passato delle belle serate.
Cuba è anche famosa per il divertimento, avete avuto modo di vivere quest’aspetto?
Sì, pur essendo in famiglia, i nostri genitori sono molto giovanili, quindi si divertivano anche loro e poi io e mia sorella rimanevamo il resto della serata. Per la sera ogni luogo ha la sua “casa della musica”: si tratta di un posto al chiuso o all’aperto, in cui c’è un palco dove si esibiscono le ballerine cubane, c’è musica al vivo e in tarda serata ci si può scatenare sui tipici ritmi cubani. La particolarità è che tutti i giovani cubani si ritrovano lì per far ballare le turiste.
Hai trovato il tuo idolo, John Lennon, anche a Cuba…
Sì, conoscevo l’esistenza della panchina con la sua statua, ma non pensavo si trovasse all’Avana… Quando Giorgio, un cubano che ci stava portando in giro per la città il primo giorno, mi ha portato in questo parco, mi ha reso veramente felice. (sorride)
Cosa ti rimane di questo viaggio?
Molta nostalgia per essere andato via, mi piacerebbe tornarci in futuro per restare un po’ di più. Quello che ho apprezzato davvero di quel popolo è l’estrema dignità che ha, la grande ospitalità, nonostante la povertà.
Che consigli daresti a chi volesse partire per Cuba?
Di non aver paura di conoscere realtà molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Cuba è un posto sicurissimo non c’è da preoccuparsi, si può girare con molta facilità e tranquillità. Però se si affitta la macchina bisogna stare attenti ai cartelli stradali che non si ripetono come da noi, alle velocità e alle buche che si presentano all’improvviso.
di Marta Rossi