Monterotondo – Iapella Sveva – Calsse IIIG – Istituto Raffaello Giovagnoli

Accompagnato dal suo grande sorriso, la sua ironia e gli accordi della sua chitarra, John Mpaliza ha raccontato a noi ragazzi il volto terrificante e spaventoso del suo Paese che spesso viene celato dai giornali e dalla televisione; una realtà che vede protagonisti, e anche vittime, bambini, donne e uomini congolesi. L’estrazione del Coltan, un minerale di cui non si parla quasi per niente ma che è fondamentale per la nostra vita quotidiana: senza Coltan i nostri cellulari, computer o altri apparecchi elettronici, infatti, non sarebbero in grado di funzionare. I lavoratori, vengono “reclutati” per le strade e trasportati alle miniere di Coltan. Qui bisogna scavare nel fango, trasportare pesanti sacchi di materiale, smistarlo o infilarsi senza protezioni in buche strette e profonde molti metri. Per quest’ultima mansione i più sfruttati sono ovviamente i bambini: bambini di ogni età (anche di cinque anni e meno) costretti ad infilarsi nelle strette buche per estrarre il minerale, piccoli “Ciaula” contemporanei che non vedranno mai la luna,destinati alla sofferenza e alla morte. I crolli sono molto frequenti, e coloro che rimangono intrappolati non vengono neanche estratti o portati in salvo. Questa è la realtà che viene vissuta ogni giorno da coloro che lavorano nelle miniere di Coltan, e dietro alle condizioni di lavoro pericolosissime ci sono ovviamente le multinazionali che necessitano di questo prezioso minerale: non importa il costo in vite umane, per estrarlo!John Mpaliza denuncia tale situazione marciando periodicamente verso città lontane e visitando le scuole. Acquistando i dispositivi non in base alla reale necessità che abbiamo di essi, ma seguendo semplicemente la moda, anche noi contribuiamo allo sfruttamento umano,anche se a chilometri di distanza.

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