Difficile fare il ritratto di una personalità come Roberto Calasso. Non si può dire, metà scrittore, metà editore. Piuttosto editore e scrittore a tutto tondo. Calasso probabilmente è l’ultimo nella configurazione degli editori intellettuali perché direttamente impegnati nella produzione letteraria. Ha avuto il grande merito di sprovincializzare l’offerta letteraria del nostro paese divisa da un solco nel quale in una parte c’era il materiale letterario e saggistico cosiddetto impegnato, nell’altro la letteratura d’evasione o che faceva il verso alle mode più forti nel mondo. Calasso con Adelphi ebbe il coraggio di sdoganare al grande pubblico non solo Frederich Nietzsche, ma anche Ernst Junger, che prima di quei primi anni Settanta erano considerate letteratura esoterica della destra. Insieme a tanti altri autori facenti parte di altre tradizioni culturali, special modo dell’Oriente, riuscì a dare un respiro totalmente nuovo alle offerte letterarie.
Ironia della sorte, in questi giorni, stanno uscendo due nuovi lavori del Calasso scrittore: Bobi’ e Memè Scianca. Come scrittore ricordiamo, tra divere opere, Le nozze di Cadmo e Armonia e Ka. La grandezza dell’autore si potrebbe sintetizzare nella grande capacità di recuperare i temi classici e viverli come profondamente intrisi nel vissuto possibile di ciascuno di noi, in grado, quindi, di dare una lettura alle nostre individualità nelle dimensioni più recondite. In chiave letterario potremmo considerarla la prosecuzione della grande opera di Sigmund Freud, pur non avendo Calasso alcun credito verso la tradizione della psicoanalisi.
Se n’è andato, quindi, un grande maestro della nostra tradizione che però viene rivissuta, ripensata e ricostruita nella plastica capacità di costruire una consapevolezza in crisi nel mondo delle proiezioni tecnologiche.