Paperoni del Dragone
La Cina ha deciso di cambiare rotta per coniugare ricchezza e socialismo. Il presidente Xi Jinping, difronte alla Commissione centrale per gli affari finanziari ed economici, ha infatti affermato la necessità di promuovere la “prosperità comune, caratteristica chiave della modernizzazione in stile cinese”.
Per questo il leader ha chiesto di aderire ad uno sviluppo economico incentrato sulle persone e sulla garanzia dello stato di diritto.
Pechino intende ora perseguire “un ragionevole aggiustamento dei redditi eccessivi incoraggiando gruppi e di imprese ad alto reddito ad investire di più nella società”.
Sotto la lente di ingrandimento della politica c’è la disparità di ricchezza distribuita tra la popolazione: il 10% dei Paperoni del Dragone ha guadagnato il 41% del reddito nazionale nel 2015, rispetto al 27% del 1978, mentre metà dei cinesi a basso reddito ha visto la sua quota scendere al 15% rispetto allo stesso periodo.
Il capitalismo socialista ‘di stampo cinese’ è riuscito a battere anche il Covid-19: durante la pandemia, il numero dei i miliardari è cresciuto ed i loro patrimoni sono aumentati di oltre 1.500 miliardi di dollari.
L’impennata dei mercati azionari cinesi, l’ondata di offerte pubbliche iniziali e la forte crescita del settore tecnologico hanno alimentato questo boom di ricchezze nel Paese.
Soltanto nell’ultimo anno, la Cina ha sfornato 257 miliardari pari a una media di 5 nuovi super ricchi alla settimana toccando complessivamente quota 878, cento in più rispetto ai “colleghi” americani.