Nodi da sciogliere
La previsione dell’obbligo del green pass nelle mense aziendali sta creando non pochi problemi.
Dopo il pressing delle imprese e del sindacato a fare chiarezza su vaccinazione e certificazione verde nei luoghi di lavoro, il Governo è chiamato in causa anche in vista delle riaperture, nei prossimi giorni, di molte aziende.
La questione è delicata ma le prime applicazioni della nuova normativa stanno creando disorientamento e confusione presso le imprese e gli stessi lavoratori.
La normativa di riferimento è quella del 6 agosto scorso: l’accesso alle mense aziendali e ai locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti è precluso (salve le ipotesi previste per legge, ad esempio le condizioni sanitarie di esonero dalla vaccinazione) a chi non esibisce il green pass in corso di validità.
Le questioni da precisare sono però diverse, a partire dalla la possibilità di “fare asporto” per le mense aziendali. C’è poi il nodo della responsabilità dei controlli e quello dei tamponi. Oggi la legge prevede che il certificato verde venga rilasciato dopo aver effettuato la prima dose o il vaccino monodose da 15 giorni, aver completato il ciclo vaccinale, essere risultati negativi a un tampone molecolare o rapido nelle 48 ore precedenti, essere guariti da Covid-19 nei sei mesi precedenti.
A questo proposito, l’orientamento di una parte dell’esecutivo è di prevedere il pagamento del tampone a carico dei lavoratori no vax, sulla falsariga di quanto deciso nei giorni scorsi per la scuola.