Arriva come d’abitudine a fine anno il Rapporto del Censis (alla 55a edizione) sulla situazione sociale del Paese. Lo scenario mostra un’Italia povera, fragile, impaurita, piena di rancore, irrazionale. Infatti, c’è una nutrita pattuglia di connazionali, circa 3 milioni, pari al 5,9% della popolazione, convinta che il Covid non esista, mentre per il 10,9% il vaccino è inutile. E c’è ancora chi, anno 2021, è convinto che la Terra sia piatta (il 5,8%), un 12,7% che non ha dubbi su una scienza che produce più danni che benefici e un 19,9% sul fatto che la tecnologia 5g sia uno strumento sofisticato per controllare le persone. La spiegazione è un malessere diffuso che passa attraverso superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate, speculazioni complottiste e tecno-fobie. In molti c’è poi il risentimento per il mancato raggiungimento di aspettative di vita positive, con bassi redditi e bassa crescita economica. Vince l’idea che (e questo vale per i due terzi degli intervistati, il 66,2%) nel nostro Paese si viveva meglio in passato. Da qui, per tanti, soprattutto se giovani, inutile studiare, laurearsi, impegnarsi, laurearsi, specializzarsi, per poi ritrovarsi invariabilmente con guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento. E non si pensa proprio a mettere su famiglia e fare figli, per cui l’inverno demografico da noi rimane ancora presente.
Inoltre, solo il 15,2% degli italiani ritiene che dopo la pandemia la propria situazione economica sarà migliore. Per la maggioranza (il 56,4%) resterà uguale e per un consistente 28,4% peggiorerà. In 10 anni, per la ricerca, cioè tra il 2010 e il 2020 i patrimoni delle famiglie italiane sono diminuiti e questo mostra come si sia indebolita la capacità di formare nuova ricchezza. E la povertà si intravede all’orizzonte: nel 2020, le famiglie in povertà assoluta arrivano a 2 milioni, con un aumento rilevante (+104,8%) rispetto al 2010 (quando erano 980.000).