GUIDONIA – Picchia e violenta la compagna, 9 anni e mezzo di galera

Condanna di primo grado per un 36enne italiano incensurato di Villanova: i soprusi avvenivano davanti ai bambini

La Procura aveva chiesto una pena di 9 anni, i giudici gliene hanno comminata una ancora più pesante. Si è concluso così venerdì 11 marzo al Tribunale di Tivoli il processo di primo grado nei confronti di un 36enne cameriere italiano incensurato accusato di soprusi sulla compagna.

Il Collegio presieduto da Cristina Mazzuoccolo – a latere i giudici Anna Teresa Garcea e Giovanna Riccardi – ha condannato l’uomo per violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali a 9 anni e sei mesi di reclusione, oltre all’interdizione dai pubblici uffici e al pagamento sia delle spese processuali che di una provvisionale immediatamente esecutiva di 15 mila euro da versare a favore della ex convivente e madre di sua figlia.

La vicenda era emersa nella serata del 6 aprile 2017, quando in un appartamento di Villanova di Guidonia intervenne una volante del Commissariato di Tivoli. Ad allertare gli agenti era stata la compagna dell’imputato, una 44enne italiana, che quella sera stessa presentò denuncia raccontando di essere stata malmenata davanti alla loro figlia di un anno e mezzo e davanti ad un altro figlio della donna avuto a una precedente relazione.

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La convivente inoltre fu medicata al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni Evangelista” di Tivoli e dimessa con una prognosi di tre giorni per un trauma cranico. Per l’uomo scattò l’arresto e la reclusione in carcere a Rebibbia dove restò per tre notti e dopo l’udienza di convalida fu rimesso in libertà col divieto di avvicinamento.

Qualche mese dopo la donna tornò in Commissariato e in una integrazione di denuncia raccontò una sua verità ancora più dolorosa, quella di un compagno che negli ultimi due anni usciva la sera con gli amici, che rincasava ubriaco a notte fonda e che pretendeva di avere rapporti sessuali, un compagno che tra le pareti domestiche avrebbe instaurato un clima di timore, paure, vessazioni verbali e violenza fisica.

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In aula il 36enne, difeso dall’avvocato Ascanio Cascella di Velletri, si è sempre professato innocente e ha ammesso soltanto il litigio del 6 aprile 2017 culminato – a suo dire – con uno spintone alla compagna.

Una versione poco credibile, secondo il pubblico ministero Arianna Armanini che ha richiesto una condanna a nove anni. Ancor meno credibile a parere del Collegio giudicante che ha inasprito la pena, contestando l’aggravante dell’aver commesso i reati alla presenza dei figli minori della donna.

La vittima si è costituita parte civile nel processo attraverso l’avvocato Adriana Toti del Foro di Tivoli.

“Dal dibattimento non sono emersi elementi così incontrovertibili della colpevolezza del mio assistito – commenta l’avvocato Cascella – anche a fronte di varie contraddizioni della parte offesa e dei suoi familiari. Ricorreremo in Appello”.

Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 90 giorni.

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