Suicida a 13 anni: l’ultimo sms: “Non ce la faccio”. Cinque bulli nel mirino

Il dramma di Gragnano: forse l'adolescente aveva paura di tornare a scuola

Le indagini sulla morte di Alessandro il 13enne volato giù dalla finestra di casa a Gragnano sono partite dal telefonino. E raccontano una storia raccapricciante.

Una giovane vita spezzata dal cyberbullismo, piegata dagli insulti, dalle derisioni: è questa la piega che sta prendendo l’inchiesta della procura di Torre Annunziata ad alcuni giorni dalla morte dell’adolescente avvenuta il primo settembre. Una svolta legata a dati oggettivi, fanno sapere gli inquirenti.

Ti lascio, non ce la faccio, ricordati di me“, l’ultimo messaggio lasciato alla fidanzatina prima del volo di 15 metri, dal quarto piano.

Troppo debole per ribellarsi Alessandro. Spinto da insulti e frasi piene di cattiveria di un gruppo di giovanissimi che lo perseguitava sui social, ritiene chi indaga. “Ti devi ammazzare”, “Buttati giù“, “Ucciditi” gli avevano scritto alcuni ragazzi del quartiere in dialetto su una chat nascosta ai genitori. Alessandro forse temeva di incontrarli con l’inizio della scuola. Ma non ha trovato la forza di aprirsi coi genitori.

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Dalle chat nello smartphone scorrono “messaggi inequivocabili” secondo gli inquirenti. Ecco perché si indaga per istigazione al suicidio. I sospettati cinque minorenni, cinque bulli.

Probabilmente coperti dalle famiglie che, spesso in questi casi, fingono di non sapere o che peggio giustificano i figli. Ma anche dalle stesse scuole, come succede anche in altre parti latitudini, per nascondere certe piaghe. Scuole che addirittura arrivano a fare ritorsioni sulle famiglie e sui ragazzi che provano ad aprirsi, a dire basta.

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