GUIDONIA - Abusa della nipotina della compagna, 8 anni di galera allo zio orco

Il 60enne italiano è rimasto un’ora in casa da solo con la piccola di 9 anni. La difesa: “Lei si truccava”

La nonna gliel’aveva affidata essendo una persona di famiglia, ma quando è rimasto da solo in casa ha abusato della bambina di appena 10 anni.

Una storia agghiacciante avvenuta sette anni fa all’interno di una casa popolare, una storia conclusa con la condanna dell’imputato nel processo di primo grado.

Così ieri, lunedì 20 febbraio, il Tribunale di Tivoli ha condannato a 8 anni di reclusione per atti sessuali su minore Salvatore P., un pensionato di 60 anni residente a Guidonia Montecelio.

Il collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Giovanni Petroni e Camilla Amedoro – ha condiviso sia la puntuale e oggettiva ricostruzione della vicenda da parte della Procura di Tivoli sia la richiesta di condanna a 8 anni di carcere oltre alle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, dell’interdizione legale nonché dell’interdizione dalla Tutela, Curatela e Amministrazione di sostegno durante l’esecuzione della pena.

Salvatore P. è stato inoltre condannato al pagamento di una provvisionale di 10 mila euro a favore dei genitori della vittima, costituitisi parte civile attraverso l’avvocata Angela Leonardi di Roma.

Secondo la ricostruzione dei magistrati, la violenza sessuale si consumò il 31 luglio 2016 in un alloggio dell’Ater dove Salvatore P. convive insieme alla compagna. A pochi isolati di distanza abita invece la sorella della sua convivente, nonna materna della vittima, una bambina che all’epoca dei fatti avrebbe dovuto compiere ancora dieci anni e che vive a Roma coi genitori.

Quel giorno dell’estate di sette anni fa la piccola Carla (il nome è di fantasia, ndr) era dalla nonna a Guidonia. La pensionata e la sorella si sarebbero dovute recare insieme al camposanto a Montecelio, per questo Carla fu affidata a Salvatore P., all’epoca 53enne, persona di fiducia, incensurata, mite, il classico insospettabile.

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Dopo circa un’ora da soli in casa, l’uomo e la bambina raggiunsero la nonna di Carla e la compagna del pensionato in un supermercato del quartiere per fare la spesa. Ma quando la piccola arrivò tra le braccia della nonna, le sussurrò quanto accaduto nell’appartamento.

Secondo il racconto della bambina, una volta uscite da casa la nonna e la compagna, Salvatore P. avrebbe condotto a forza Carla in bagno, l’avrebbe spogliata, lavata sotto la doccia, trascinata in camera e sdraiata sul letto.

E sul letto avrebbe compiuto gli atti sessuali sulla minore.

Rivelazioni choccanti anche per i genitori che la sera stessa del 31 luglio 2016 accompagnarono la bimba al pronto soccorso del policlinico “Umberto I” di Roma per sottoporla a visite ed accertamenti. A quel punto, i sanitari segnalarono il caso agli agenti della IV Sezione della Squadra Mobile di Roma, specializzata in reati sessuali, contro le donne, i minori e le fasce vulnerabili.

Nel frattempo il padre di Carla aveva telefonato a Salvatore P. per chiedere spiegazioni registrando la conversazione che si è rivelata utile durante il processo di primo grado concluso ieri.

A inchiodare l’orco insospettabile sono state le rivelazioni di Carla, prima in audizione protetta davanti agli investigatori della Squadra Mobile di Roma, poi in sede di incidente probatorio dal quale è emerso la capacità testimoniale della vittima, oggi adolescente.

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Salvatore P. si è sempre dichiarato innocente, almeno quando è stato ascoltato dai poliziotti considerato che in aula, davanti ai giudici del Tribunale di Tivoli, non ha mai reso dichiarazioni.

A difenderlo, oltre ai suoi avvocati, sono state la sua compagna e la figlia di quest’ultima, rispettivamente zia e cugina della mamma della vittima: le due donne hanno giurato sull’innocenza di Salvatore P., ribadendo che Carla si era inventata tutto.

Decisiva la testimonianza della nonna della bambina, che ha raccontato nel dettaglio quel 31 luglio 2016, descrivendo gli occhi spaventati di Carla, il suo sconvolgimento, le sue richieste di aiuto, le sue emozioni, le sue lacrime.

In aula hanno inoltre deposto la mamma della bambina e il papà che ha consegnato ai giudici la telefonata registrata con Salvatore P.

In quella conversazione si evince il tentativo dell’imputato di sminuire il fatto e di evitare di essere denunciato – spiega il legale di parte civile Angela Leonardi, avvocata specializzata in diritto penale e diritto di famiglia, da sempre in difesa delle donne maltrattate e dei minoriChi ha difeso l’imputato ha raccontato che la minore di dieci anni si truccava e indossava i tacchi, ma è stato puntualmente smentito con le fotografie dell’epoca.

Era una bambina e non aveva le forme di una ragazza.

I suoi racconti sono stati vagliati da inquirenti e psicologi e considerati coerenti e credibili”.

Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 90 giorni.

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