Per ottenere il permesso è stata rappresentata un’area più grande di quella reale e conteggiata perfino quella in cui scorre una strada privata.
Eppure, gli impiegati comunali non se ne sono accorti e hanno rilasciato la concessione edilizia.
In realtà, su quel terreno non si sarebbe potuto mettere neppure un mattone in più perché la cubatura è già stata utilizzata.
Cose che capitano al Comune di Capena.
Per questo con la sentenza numero 7640 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA - pubblicata giovedì 17 aprile il Tribunale Amministrativo Regionale ha annullato il Permesso di Costruire numero 7/2024 rilasciato il 27 agosto 2024 alla “Gas 3 Srl” di Capena.
La società, specializzata nella locazione immobiliare di beni propri o in leasing, da aprile 2024 è proprietaria di un terreno edificabile con sovrastante fabbricato ad uso magazzino di superficie catastale complessiva, tra coperto e scoperto, di 1499 metri quadrati in via Valle Verde, una strada privata perpendicolare a via Madonna Due Ponti dove nel 1972 e nel 1973 sono stati costruiti due palazzi.
Su quel terreno la “Gas 3 Srl” ha ottenuto dal Comune di Capena il via libera ad un intervento di demolizione di un vecchio manufatto esistente di 51 metri quadrati e alla realizzazione di un edificio residenziale di tre piani con sei appartamenti e 18 nuovi residenti, più annessi box auto, che sviluppa una cubatura pari a 955,80 metri cubi.
Ad accendere i riflettori sulla concessione edilizia sono stati dieci residenti nel Condominio di via Madonna Due Ponti 8/A confinante col terreno della “Gas 3 Srl” : Maria Rita Bellezza, Elena Borgia, Gabriella De Paolis, Domenico La Rocca, Lucia Liotti, Agostino Onori, Carlo Palmieri, Antonio Filippo Panebianco, Maria Riccelli e Rita Russomanno hanno presentato ricorso al Tar segnalando una serie di anomalie sfuggite al Comune di Capena.
Innanzitutto la superficie del lotto è inferiore ai 1.599 metri quadrati dichiarati nella Relazione tecnica allegata alla richiesta di permesso di costruire, essendo in realtà pari a 1.499 metri.
Tra l’altro, nel conteggio effettuato ai fini del calcolo volumetrico era stata inclusa anche la particella corrispondente a Via di Valleverde, strada su area privata ad uso pubblico, non computabile nella volumetria a disposizione.
Il Tar ha infine riconosciuto che in origine l’area occupata dal fabbricato ad uso magazzino da demolire faceva parte di un unico lotto pari a 3.830 metri quadrati frazionato per realizzare i due palazzi esistenti, per cui la volumetria edificabile in realtà risulta esaurita.