4 giugno 1944

L’esercito degli Stati Uniti arriva a Roma dall’asse est fermandosi lungo le vie Appia e Casilina. L’esercito tedesco ripiega a nord

Era una domenica. Arrivarono al centro nel pomeriggio. La cittadinanza rimaneva sospesa tra speranze e timori. Si contano centodiciotto civili morti durante l’offensiva americana dallo sbarco di Anzio.

Nei giorni precedenti dei volantini americani esortavano la resistenza romana a tenere duro. I bombardamenti che si apprestavano ad effettuare non erano contro di loro, ma contro l’esercito tedesco che ancora occupava Roma.

D’altra parte arrivare a Roma costò molte vittime all’esercito americano ad Anzio e Cassino. Gli americani appena arrivati deposero l’improbabile Badoglio per imporre il 18 giugno, come presidente del Consiglio, Ivanoe Bonomi, nel primo governo di unità nazionale della nostra Storia.

Dall’arrivo degli americani, che ebbe luogo durante il giorno del 4 giugno, il saluto del popolo festante riconobbe nel nuovo esercito un liberatore.

Ma non per tutti. Sono diverse le lettere pubblicate su testi di testimonianze di semplici cittadini che non guardavano con grande gioia il nuovo invasore che aveva bombardato il quartiere di San Lorenzo. Da parte di molte, che vedevano le loro amiche abbracciare i soldati americani, non si capiva il motivo di tanta irrefrenabile gioia. “La gente sembrava impazzita dalla gioia – scrive in una lettera una studentessa dodicenne, Paola Olivia Bertelli – tutti li volevano toccare, applaudivano … Gli alleati continuarono a sfilare per ore … I soldati si divertivano a correre sulle jeep piene di ragazze”… E poi: “I soldati americani in città si comportavano da padroni… Avevano una voce dura e ridevano sempre e pareva ci prendessero in giro biascicando eternamente la loro gomma scivolosa… La loro era una forma di occupazione, anche se non terribile come quella dei tedeschi. Cominciavamo a riflettere”.

“Roma sta subendo l’onta dell’occupazione … Penso che non dimenticherò più le bandiere alle finestre quei battiti di mani… Capisco se fossero i sodati del re o di Badoglio – da un’altra testimonianza di una diciannovenne Virginia Fiorella Rossi 19 anni – Ognuno ha le sue idee, ma si sta applaudendo a chi fino a dieri ieri ha bombardato le nostre citta! Non era più dignitoso rimanere in casa e pregare Dio?” (Corrado Di Pompeo, Più della fame più dei bombardamenti, ed. IL Mulino, conservato nell’Archivio di Pieve S. Stefano).

Oggi dobbiamo ricordare questa data perché il senso delle aspettative di un popolo uscito da condizioni di privazione durate le privazioni sofferte per molto tempo dovette ricadere in una nuova limitazione delle libertà.

Sono spunti di Storia che debbono far riflettere.

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