GUIDONIA - Davide, il calcio e il pianoforte con una Maturità da 100 e Lode

Speciale Eccellenze Scolastiche - Il 19enne terzino della "Tivoli 1919" è neo diplomato e sogna un futuro da ricercatore scientifico

Quando scende in campo è abituato a correre sulla fascia con grinta, tenacia e tecnica.

Tolti gli scarpini, è un pianista provetto e uno studente modello.

Davide Trezza, 19 anni, ha appena superato l’Esame di Maturità con 100 e Lode al Liceo Scientifico presso l’Istituto d’Istruzione Superiore di viale Roma “Majorana-Pisano” a Guidonia.

Figlio di Claudio Trezza, insegnante di canto e pianoforte, e di Natalia Treuobova, casalinga, Davide vive coi genitori e la sorella maggiore nel quartiere di Villanova dove ha iniziato a tirare i primi calci al pallone con la locale squadra di calcio e da sei anni gioca come terzino, destro e sinistro, nella “Tivoli 1919”, con la quale ha appena terminato il Campionato Juniores Nazionale Under 19.

Davide Trezza (a sinistra) durante un’azione di gioco con la maglia della “Tivoli Calcio 1919”

Dall’età di sei anni ad oggi il calcio ha occupato molto spazio nella vita di Davide, che è tuttavia riuscito a collezionare i 10 e Lode alle scuole elementari e alle medie, mentre al liceo anno dopo anno ha migliorato la media dai 9,30 del primo al 9,67 del quarto.

Puntavi al massimo dei voti? Te lo aspettavi?

Sì, puntavo al massimo dei voti e sicuramente mi aspettavo di uscire con un voto alto. La lode, tuttavia, è stata una sorpresa.

Se ti fossi diplomato con un voto inferiore?

Un voto alto dopo un percorso di cinque anni è una bella gratificazione, ma se fossi uscito con un voto inferiore non ne avrei fatto una tragedia. Sono estremamente convinto che le persone non siano numeri o titoli. Poco prima dell’esame, infatti, per stare più tranquillo, ho pensato a mio nonno perché per me è sempre stato una figura di riferimento per la sua bontà e la sua generosità, nonostante abbia concluso “solamente” le scuole elementari. Indipendentemente dal voto, inoltre, ero consapevole di portarmi dietro un insieme di esperienze stupende che hanno formato la mia persona.

Ti sentivi abbastanza preparato per questo esame finale? Avevi ansia o eri tranquillo?

Per l’esame mi sentivo abbastanza preparato, ma come è giusto che sia ho provato anche io quell’ansietta tipica di ogni passo importante della vita. Non è stata un’ansia distruttiva ma costruttiva e ricorderò la maturità come un’esperienza positiva senza ombra di dubbio.

Il tuo percorso di studi ti ha preparato a questo esame finale oppure avresti preferito che fosse diverso? Se sì, come?

Credo di aver avuto un percorso di studi completo, grazie alla preparazione e alla passione dei professori che ho avuto e grazie all’organizzazione della scuola che ci ha permesso di avere praticamente gli stessi professori dal primo all’ultimo anno di studi.

Come è andato questo esame e quale traccia hai scelto?

L’esame è andato particolarmente bene in tutte e tre le prove. Alla prima prova ho scelto la traccia C1 sull’ elogio dell’imperfezione di Rita Levi Montalcini.

Era dal mio punto di vista la traccia più interessante, in quanto permetteva sia riflessioni di carattere scientifico (come le imperfezioni presenti nelle attuali leggi fisiche e le nuove scoperte che tendono a limitare queste imperfezioni), sia riflessioni di carattere sociale e storico-filosofico.

Come spunto per l’esame orale mi è capitato Albert Einstein, grandissima personalità oltre che grande fisico. Sotto la sua foto è stata scritta una sua frase che rispecchia molto anche il mio modo di pensare: “C’è una forza motrice più potente del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica: la volontà”.

Sono stato perciò molto contento di poter iniziare il mio esame orale da questo spunto.

Cosa pensi della modalità d’esame?

Dal mio punto di vista la modalità d’esame non è del tutto corretta. È difficile, se non impossibile, giudicare un percorso di cinque anni tramite tre prove.

Capita spesso infatti che ragazze e ragazzi brillanti, anche con una buona media voti durante tutto il percorso di studi, escano con un voto che non rispecchia pienamente il loro impegno e la loro dedizione.

Dovrebbe essere dato più peso ai crediti con cui si accede all’esame di maturità, poiché, nella maggior parte dei casi, rispecchiano almeno il triennio dello studente.

Per ottenere risultati simili, quante ore dedichi allo studio?

Le ore che dedico allo studio dipendono ovviamente dal carico di lavoro che ho da svolgere. Facendo una media molto generale credo di studiare circa due/tre ore al giorno, ma con molta costanza.

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Come riesci a conciliare studio e vita sociale?

Per me è importantissimo conciliare studio e vita sociale. Fortunatamente ho un gruppo di amici stupendo, formato in larga parte da compagni di classe. Con molti di loro ho stretto amicizia da bambino e sono stati perciò una costante nella mia vita. Non ho mai dovuto perciò “ritagliare” uno spazio, sono sempre stato abituato a vivere e crescere con loro.

Uscire, svagarsi e divertirsi è fondamentale per la vita di ogni persona, l’uomo è “un animale sociale”.

È inoltre molto importante avere un sostegno e un confronto oltre a quello familiare.

Soprattutto durante questo ultimo anno ho avuto qualche periodo particolarmente difficile, ma, fortunatamente, ho potuto contare, appunto, su famiglia e amici.

9 – Quali sono i tuoi hobby e interessi?

Oltre allo studio ho molti hobby e interessi.

Suono il pianoforte da quando ero piccolo. La mia famiglia ha infatti un particolare legame con la musica e suoniamo quasi tutti almeno uno strumento. In particolare, la passione mi è stata tramandata da mio padre, cantautore e insegnante di canto e pianoforte.

Gioco a calcio da quando avevo sei anni. Ho tirato i primi calci al pallone con la squadra della mia città (A.S.D. Villanova Calcio), per poi giocare con la Lodigiani ed infine, per questi ultimi sei anni, con la Tivoli Calcio 1919.

Con la Tivoli ho fatto per quattro anni il Campionato Elite e negli ultimi due anni ho giocato nella Juniores Nazionale U19. Soprattutto in questi ultimi due anni ho vissuto esperienze importanti, giocando anche contro squadre rinomate.

L’esperienza calcistica mi ha formato a livello caratteriale tanto quanto quella scolastica, grazie anche ad esempi come quello di mister Francesco Mazzarani. Ho trovato un bell’ambiente a Tivoli e ho avuto grandi gruppi squadra. Il mio futuro calcistico è per ora molto indeciso, non so infatti ancora bene se e come sia possibile conciliare lo sport praticato a questi livelli con lo studio all’università.

Sono inoltre molto affascinato dalla natura e dagli insetti in particolare. Non è raro, sfortunatamente per la mia famiglia, trovare in camera mia ogni tipo di insetto, innocuo o velenoso che sia.

Hai scelto l’università? Se sì, quale facoltà? Se no, cosa farai dopo?

Ho già scelto l’università.

A settembre comincerò la facoltà di Fisica alla Sapienza. Sono stato molto indeciso fino a marzo tra Scienze Naturali e Fisica. Successivamente a seguito di un’esperienza che ho fatto grazie alla mia scuola mi si sono chiarite le idee.

Essendomi infatti ben classificato alle olimpiadi di fisica, ho potuto partecipare ad una Masterclass sulla fisica delle particelle organizzata dai Laboratori Nazionali di Frascati (facenti parte dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare INFN). Questa Masterclass di cinque giorni mi ha aperto un mondo nuovo, accendendomi una passione profonda e una voglia smisurata di conoscere.

La fisica è secondo me estremamente interessante: oltre ad avere un carattere scientifico è estremamente viva.

Gli interrogativi sono ancora molti e la ricerca fa ogni giorno passi da gigante.

Cosa sogni di fare da grande?

Da grande mi piacerebbe fare il ricercatore. Sono da sempre una persona molto curiosa e vogliosa di capire le cose nel loro senso più profondo. Nella fisica, come nella vita, la cosa più difficile è capire i principi semplici. Dai principi semplici, successivamente, si possono comporre e comprendere le cose più complesse.

Vorresti rimanere in Italia o andare all’estero?

12- Adoro l’Italia ed in particolare le mie zone d’origine.

Sono contento di essere cresciuto tra il travertino di Villanova e di aver trascorso gran parte della mia vita tra Guidonia, Tivoli e Roma. Nel futuro spero di visitare meglio tutta l’Italia e tutto il resto del mondo.

Solo conoscendo posti, culture e popoli diversi dai nostri, possiamo diventare individui veramente completi. Non escludo nessuna possibilità, mi piacerebbe anche per un periodo vivere e lavorare all’estero, tuttavia credo che il mio futuro sia qui in Italia.

Lavorando come ricercatore avrei però sicuramente la possibilità di confrontarmi con scienziati provenienti da tutto il mondo.

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Secondo te il merito è premiato in Italia?

Secondo me è sbagliato generalizzare riguardo questo argomento, poiché in Italia sono presenti numerosi e diversissimi sistemi. Non mi sento di affermare che il merito non venga riconosciuto, sicuramente però si possono fare grandissimi passi in avanti su molti aspetti.

Uno su tutti, la parità di genere. Dal mio punto di vista è inoltre importante mettere tutti nella condizione di essere meritevoli, abbattendo le barriere sociali ed economiche.

Un tempo gli studenti con una media alta venivano chiamati secchioni e oggi nerd. Sei mai stato chiamato così? Ti senti un secchione e quale valenza dai al termine?

Non mi è mai capitato di essere stato chiamato nerd o secchione, se non in maniera scherzosa e confidenziale dai miei amici. Per il termine nerd/secchione, come per tutti i termini, la valenza viene conferita dalla maniera con cui viene usato.

Può risultare offensivo nel caso in cui venga usato in maniera dispregiativa come sinonimo di “sfigato”, concedetemi il termine. Quando però mi è stato detto, l’ho sempre preso come un apprezzamento, viste le buone intenzioni dei miei compagni con cui ho un rapporto di collaborazione e reciproca ammirazione.

Mi piace studiare ma sono sempre stato un po’ diverso dal prototipo di studente modello.

Quanto è importante studiare? E perché?

Studiare è importantissimo. Studiando si sviluppa un pensiero critico e proprio, capace di farci capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Impariamo ad agire seguendo i nostri ideali e non seguendo ciecamente la massa.

Inoltre, solo studiando, si possono evitare alcune situazioni spiacevoli che hanno tratto in inganno l’intera umanità in passato e che rischiano di ripetersi se non prestiamo attenzione.

Lo studio inoltre amplifica smisuratamente le nostre capacità creative, permettendoci di esprimerci nel miglior modo possibile.

16 – Sei sui social? Se sì, quanto tempo li usi?

Sì sono sui social e ci passo un po’ di tempo ogni giorno.

Oltre ad essere fonte di informazioni di ogni genere, i social danno la possibilità di rimanere in contatto con numerose persone e di interagire con esse anche per puro divertimento.

Cosa ti rimane di più di questi anni di liceo? C’è un episodio o un professore che ricorderai e perché?

17- Non penso di riuscire ad individuare un singolo momento o un singolo professore. Siamo stati una classe veramente molto molto unita e abbiamo vissuto esperienze indimenticabili sia dentro che fuori dalla scuola.

Ricordo con piacere il viaggio a Barcellona, la vittoria del torneo di calcetto, l’ultima cena con i professori e veramente ogni singolo istante passato insieme.

Ho un bel ricordo di ogni professore, con alcuni però ,inevitabilmente, ho stretto un rapporto più stretto dovuto anche al maggior tempo trascorso insieme. La professoressa Lucia Nicolai è stata come una zia per tutti e cinque gli anni.

La professoressa Veronica Moscatelli ha indirizzato il mio percorso di studi facendomi appassionare ancora di più alla fisica.

Il professor Paolo Piccolella mi ha trasmesso il suo modo di pensare criticamente.

Il professor Marco Giardini mi ha trasmesso il suo amore e la sua conoscenza della natura e dei nostri territori.

Ci tengo però a ringraziare anche tutti gli altri professori e tutta “la mitica VF”.

Secondo un luogo comune diffuso sui Social, non è detto che il diplomato col massimo dei voti si realizzi nella vita più di uno studente medio. Cosa ne pensi?

Secondo me è assolutamente vero. Non bisogna però estremizzare questo concetto disprezzando i voti alti. Tuttavia è vero che la maturità è una tappa intermedia e non assolutamente un punto di arrivo.

Una ragazza o un ragazzo che esce con voti molto alti ha sicuramente una buona possibilità di fare grandi cose, ma anche chi esce con un voto inferiore può fare della sua vita un capolavoro.

Sono convinto che ognuno inoltre abbia un posto e lo deve necessariamente trovare.

Facendo un esempio banale, se avessi fatto il linguistico o l’artistico non so se sarei uscito con lo stesso voto, visto che io sono particolarmente portato per le materie di carattere scientifico.

Bisogna quindi, come diceva Nietzsche, diventare ciò che si è.

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