Vaccini cinesi: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio

In dubbio l'efficacia dei preparati made in China

Battuta d’arresto

Il colosso cinese sta barcollando: il più grande esportatore mondiale di vaccini perde colpi a causa del diffondersi della variante Delta. In questi primi sei mesi dell’anno ha già spedito ai quattro angoli del pianeta 500 milioni di dosi, ma sono ormai molti i paesi che cominciano a non fidarsi dei preparati made in China.

Ad abbandonare Pechino sono soprattutto i vicini di casa, la Thailandia in primo luogo ma anche l’Indonesia e la Malaysia.

Bangkok ha annunciato che procederà con un mix di vaccini, usando AstraZeneca per il richiamo. Stessa strategia abbracciata da Giacarta dopo che centinaia di operatori sanitari, vaccinati con il cinese Sinovac, si sono ammalati. Anche la Malaysia, finite le scorte del preparato cinese, ha deciso di cambiare e puntare su Pfizer. Mentre le Filippine hanno già iniziato a ricevere dosi da Moderna.

Sotto la lente di ingrandimento di tutti questi Paesi c’è la questione che riguarda l’efficacia dei vaccini di Pechino.

Sinovac e Sinopharm – i due approvati a giugno dall’Oms per l’utilizzo di emergenza – variano da un 51% del primo ad un 79% del secondo nel prevenire le infezioni. Sebbene Pechino non abbia ancora fornito dati sulla protezione dalle nuove varianti, uno studio sulla rivista  Nature afferma che i vaccini con virus inattivato – come sono appunto i composti cinesi – potrebbero offrire il 20% in meno di protezione dalla Delta.

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