Zero calcare, zero schermi

Quando un fumetto in tv divide senza far discutere

Strappare lungo i bordi perché non si riesce mai stabilire il confine esistenziale tra il proprio sé e il mondo che ti circonda. Relazioni, incontri, contesti incidono molto, più di quanto ti aspetti. Ma il più è dettato da quel che loro sono in sé. Così ad essere detronizzato è il tuo processo stabilito dalla coscienza. Perché anche Lei, che si ritiene granitica ed esterna al mondo, invece ne fa parte. E in definitiva non ti aiuta nello stabilire la tua distanza dal mondo, utile per poterlo contemplare e capire.

Sto parlando de La Nausea di Sartre? No, di Zero Calcare che ha il grave torto di portare i ragazzi di vita a non essere più argomento di narrazione ma ad essere loro stessi i narratori.

Questo non piace ai narratori di professione. Sorprende quindi la tanta simpatia mostrata sull’ultima novella di Zero Calcare. Non deve meravigliare il fatto che abbia avuto dei detrattori per il piano discorsivo troppo incalzane ed in mettere. Se ci si aggiunge il turpiloquio e un romanesco che non fa chic il quadro è completo. Ma dei commentatori non del commentato.

Erano secoli che un evento culturale non faceva discutere così tanto. Ma, cosa più importante, è che lascia un solco tra favorevoli e contrari ed essendo forte l’oggetto della narrazione altrettanto dura è la modalità del giudizio estetico espressa. Come sempre, l’occasione è quella che espone assai più il giudice che il giudicato. L’opera di Zero Calcare è lì disponibile, alla portata e immediatamente fruibile. Quello che non è chiaro consiste nel rapporto stimolo-risposta che di per sé mostra chi è colui che esprime un giudizio di gusto. Apocalittico o integrato, può sorprendere la reazione che si dà all’opera di Zero Calcare non inscrivibile in categorie predate. Semmai però può essere annoverabile nell’ambito delle provocazioni di cui dobbiamo ringraziare l’autore.

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