IL presidente come il sindaco …

Guida alla comprensione della metodica per arrivare ad eleggere questo presidente della repubblica

Questo scritto è dedicato ai cronisti senza mestiere che non conoscono le regole non scritte della politica perché in tanti anni di professione hanno sempre assistito a quel che succedeva come spettatori. Mai una loro interpretazione, una lettura diversa è riuscita a modificare il corso delle cose. Ed è il fallimento di questa missione che non si limita a fare da cassa di risonanza a quel che succede, ma intende anche fornire una versione utile come scrittura della Storia in tempo reale.

Innanzitutto va detto che la mediazione tra i partiti funziona attraverso l’operazione “ presa in carico ”. La prima fase inizia sempre con la solita melina del definire i contorni della persona a cui si vuole arrivare. In altri termini, come terapia di gruppo, corrisponde a una sorta di preliminare per conoscersi e capire le vere intenzioni dell’altro. Ma forse mettere a fuoco anche le proprie, inconfessate.

Superate le cerimonie in cui entra sempre il discorso, “sarebbe meglio una donna”, oppure “deve essere una personalità specchiata”… “una figura eminente”… Definizioni che non definiscono e servono solo a predisporsi nell’intenzionalità di arrivare a un risultato condiviso.

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Saltiamo anche la fase del “questo sì, ma”… “questo no, perché”… Fa parte sempre della stessa pre-tattica. A un certo punto esce fuori il nome.

Si tratta sempre di un nome che un po’ era nell’aria. Quasi mai c’è una sorpresa assoluta.

Questa elezione del presidente della repubblica conserva l’eccezionalità di porsi come referendum di un eletto che era già nell’aria da quando fu nominato presidente del Consiglio da Sergio Mattarella.

Mario Draghi, al di là delle accuse di tecnocrazia, è l’uomo che dà garanzie a tutti e non può essere ascritto a un pensiero politico tendente verso una parte o l’altra. Quindi sarebbe perfetto. Mario Draghi segue anche la tendenza della maggioranza Ursula, come è gradito in Unione Europea. E va bene.

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Detto questo, perché non viene eletto? Perché chi lo nomina lo deve “prendere in carico”. Il partito che lo nomina deve assumerlo come sua personalità e quindi intestarselo. Ma se così è, deve rinunciare a ministri e altri incarichi conferiti. Esempio di questa impasse è la ricerca di un candidato sindaco nel Comune prossimo al voto che è Guidonia. (Almeno tre schieramenti già pronti. Potrebbero diventare due e arrivare al confronto diretto. Solo che è difficile per entrambi arrivare al candidato sindaco perché il designato spoglierebbe il suo partito della rappresentanza in giunta). IN questa situazione si troverà Tivoli quando dovrà eleggere un nuovo sindaco superata la fase Proietti. Diversamente, invece, in Comuni come Monterotondo dove la consolidata tradizione di uno schieramento fa rientrare questa dialettica tutta in un partito dove è più facile ravvisare il candidato più forte.

 

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