GUIDONIA TIVOLI – Cave, via libera al ritombamento con fanghi e pezzi di travertino

La Regione modifica la Legge e autorizza il conferimento in cava di scarti della lavorazione dell’oro bianco

Si chiamano marmettola e pezzame, si tratta di scarti della lavorazione del travertino che finora per la Legge erano considerati rifiuti.

E come tali, non potevano essere conferiti nelle cave da parte delle aziende della lavorazione, tantomeno potevano essere utilizzati per ritombare i siti estrattivi.

Oggi, dopo tanti anni, non è più così: da rifiuti sono classificati semplicemente come sottoprodotti.

Con la Legge numero 19 del 23 novembre 2022 comma 125 – CLICCA E SCARICA LA LEGGE-, la Regione Lazio ha infatti ammesso la possibilità di utilizzare marmettola e pezzame per il ripieno dei vuoti e delle volumetrie prodotti dall’attività estrattiva di sfruttamento delle cave.

Si tratta di una novità normativa prevista nel Collegato alla Legge di Bilancio regionale del Lazio all’interno del quale è stato approvato un emendamento a firma del consigliere Enrico Cavallari di Forza Italia.

Il provvedimento ha un duplice effetto.

Da una parte, al fine di favorire il recupero ambientale, consente il riutilizzo delle terre e delle rocce da scavo, compresi gli sfridi e i fanghi, oltre ai residui derivanti dalla lavorazione di pietre e marmi.

Dall’altra parte, la modifica normativa consente alle aziende della lavorazione di evitare spese esorbitanti per lo smaltimento, come era stato in precedenza previsto dall’articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 2017, numero 120, che disciplinava il Regolamento sulla gestione delle terre e rocce da scavo.

Vale la pena evidenziare che pezzame e fanghi sono identici nella struttura chimica al travertino estratto in cava, essendo scarti dei processi di trasformazione della pietra, come riquadratura blocchi, segagione e taglio delle lastre.

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Tuttavia il fango (detto anche marmettola) fino ad oggi era utilizzabile nella deacidificazione dei laghi, nella correzione dell’acidità dei terreni adibiti a colture, nella produzione di calce, malte e cemento, in parte nella produzione, quale legante, di breccia e stabilizzato per la realizzazione di strade.

E, prima della dismissione delle centrali a carbone, veniva utilizzato nell’abbattimento dei fumi.

I ritagli dei blocchi e il pezzame invece, se non reimpiegati in edilizia, possono trovare impiego nella trasformazione in brecciolino-stabilizzato e anch’essi nella produzione di malte, calce e cemento.

La modifica della norma che li riconosce come sottoprodotti era stata richiesta alla Regione Lazio da parte del C.I.T., il “Consorzio Indotto del Travertino” presieduto da Gilberto Frediani, vice Federico Moronti e Giuseppe Alfonsi, che il 14 luglio 2022 avevano lanciato un appello attraverso un’intervista al quotidiano on line Tiburno.Tv (CLICCA E GUARDA IL VIDEO).

costituito nel 2014 dalle aziende della lavorazione per promuovere e valorizzare le iniziative nel settore di Tivoli e Guidonia, ma soprattutto per la risoluzione dei problemi inerenti al recupero e riutilizzo dei sottoprodotti derivanti da tutte le fasi di lavorazione della pietra, nell’ottica di promuovere un’economia di tipo circolare a zero rifiuti.

La nostra idea principescrive il C.I.T. in una nota al quotidiano on line Tiburno.Tvè quella di trovare un impiego a questi sottoprodotti costituiti da carbonato puro al 99% esattamente come il travertino da cui provengono. Nel contempo sul territorio di Tivoli e Guidonia persiste il problema del ritombamento delle cave arrivate ad esaurimento e/o in dismissione.

Il nostro prodotto che proviene dallo stesso territorio è il più idoneo ad essere utilizzato per riempire quei vuoti e interagire con le falde acquifere che lo hanno prodotto“.

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Dopo tanti anni di riunioni e appuntamenti con le amministrazioni locali – scrivono gli imprenditori al quotidiano on line Tiburno.Tv – per trovare una forma per riutilizzare e ricollocare i sottoprodotti della lavorazione del travertino, finalmente la Regione Lazio, nella persona del Consigliere Enrico Cavallari, ci ha accolto dimostrando, fin dal primo appuntamento, estrema sensibilità al nostro settore produttivo al punto da rendersi immediatamente operativo al fine della risoluzione dei problemi legati alla gestione dei sottoprodotti.

Dopo pochissimi mesi, le promesse si sono tramutate in fatti grazie ad un emendamento a firma dello stesso Consigliere”.

Finché i nostri sfridi di lavorazione sono stati considerati rifiuti – aggiungono gli imprenditori del Consorzio – è stato impossibile riportarli in cava per il ritombamento e il recupero ambientale del territorio. Adesso, con la loro ridenominazione quali “sottoprodotti”, sarà possibile procedere anche in tal senso senza con questo far venire meno i controlli chimico-fisici periodici a cui le aziende dell’indotto devono adempiere.

Il primo grande passo è stato fatto, ora sarà compito degli amministratori dei Comuni di Tivoli e Guidonia concludere l’iter burocratico/autorizzativo al fine di permettere la mobilizzazione dei diversi sottoprodotti (non più rifiuti) per favorirne l’impiego-riuso e-o l’utilizzo per il ritombamento dei siti estrattivi e il loro recupero ambientale per il benessere di tutta la Comunità, favorendo la realizzazione di future aree verdi riqualificate e non più siti estrattivi abbandonati e in disuso”.

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