TIVOLI – “Il Tribunale dovrebbe tutelare i sudditi, non tollerare i soprusi”

Lettera aperta di Roberto Papili, cittadino di Villalba di Guidonia

In riferimento agli articoli GUIDONIA – “Violenza e stalking sulle donne? Si può subirli anche dal condominio” e GUIDONIA – Abusi edilizi, botte e denunce: guerra nel condominio, da Roberto Papili, cittadino di Villalba di Guidonia, riceviamo e pubblichiamo:

Roberto Papili, cittadino di Villalba di Guidonia

“Scriverò in modo semplice affinché questa mia sia comprensibile soprattutto agli inconsapevoli che ignorano il funzionamento del sistema giudiziario italiano perché non hanno mai varcato la soglia di un tribunale.

I media trattano di giustizia solo quando entrano in conflitto i tre poteri dello Stato –  esecutivo (governo) legislativo (parlamento) giudiziario (magistratura) – ma occultano gli enormi disagi di quanti hanno la maledizione di entrare in tribunale da vittime e di uscirne… da vittime.

   Gli italiani nutrono un forte risentimento verso i politici, li considerano corrotti a prescindere ma ignorano che nelle aule parlamentari 150 seggi sono occupati di solito da avvocati e magistrati e che tutt’insieme formano una lobby potentissima capace di neutralizzare chiunque volesse migliorare il sistema giudiziario.

Pochi italiani sanno che nei ministeri lavorano 300 magistrati fuori ruolo, molti dei quali estromessi dai tribunali, e che collaborano all’estensione di leggi che vanno in parlamento.

Tanti anni fa costituii un’associazione per le vittime della malagiustizia perché da vittima credevo  giusto ne esistesse una che portasse alla luce i soprusi compiuti, nero su bianco, dai giudici.

Non mi avvalgo dei casi degli altri. Bastano i miei.

Parafrasando Pasolini: ‘io so perché ho le prove’.                

     Pochi italiani sanno che un qualunque arrampichino può rovinare la vita di una o di più persone specchiate mediante i servigi di un avvocato che sappia sfruttare le proprie relazioni coi magistrati: nessun suddito si illuda di esserne immune perché non servono chissà quali prove soverchianti per rovinare una persona sia con processi civili che con processi penali dacché il giudice, in virtù della propria autonomia, della propria indipendenza, della propria discrezionalità assoluta, illimitata, non è vincolato né alle leggi né alle prove processuali, fossero pure delle prove documentali e perciò, in teoria, inconfutabili.

Sulla base del sospetto, delle presunzioni, ogni giudice può ‘legittimamente’ decidere e disporre come vuole sia della libertà sia del patrimonio di qualsiasi suddito!

Definizione giuridica di presunzioni: ‘fatti noti a ignoti valevoli per virtù di legge fino a prova contraria’.

E nessuno al mondo ha la facoltà di garantire che nei gradi di giudizio predisposti  dall’ordinamento si riesca a dimostrare di essere innocenti o di non avere responsabilità…

    Pochi italiani sanno che in tribunale le documentazioni non contano nulla, contano meno delle chiacchiere e delle calunnie, e che ogni giorno in tutti i tribunali italiani, cassazione compresa, e sin dall’istituzione della magistratura, alle documentazioni che dimostrano senza dubbio l’accadimento di fatti certi, quasi tutti i giudici rispondono scrivendo, e sancendo, scientemente l’esatto contrario, sovvertendo sistematicamente la verità documentale, sovvertendo i ruoli delle parti in causa, con la trasformazione delle vittime in carnefici e viceversa, sovvertendo il senso delle leggi.

       Documenti alla mano, si può appurare come l’indipendenza, l’autonomia, e la conseguente ‘illimitata discrezionalità’ non ci consegnino affatto giudici super partes, scevri da coinvolgimenti emotivi, ma ci impongano giudici privati, liberi professionisti talmente indipendenti e autonomi da manifestarsi nettamente superiori alle leggi a cui dovrebbero essere ‘inderogabilmente’ assoggettati.

‘Il giudice è soggetto soltanto alla legge’ recita l’articolo 101 della carta costituzionale.

Ma è vero il contrario: è la legge palesemente e inevitabilmente assoggettata alla libera, personale e soggettiva interpretazione del giudice; interpretazione, o pura disapplicazione, quasi sempre errata e fuorviante perché i diritti lesi vengono disconosciuti e negati ai danneggiati a vantaggio dei danneggiatori che quei diritti li hanno lesi con colpa grave o con dolo.

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A consentire la disfunzionalità perenne della giustizia e a garantire ‘la legittima impossibilità di realizzare la certezza del diritto’ a scapito dei deboli, sono gli articoli costituzionali dedicati alla magistratura, articoli che vanno dal 101 al 111.     

        L’odierna magistratura ordinaria, sin dalla sua istituzione, ha ereditato i vizi della giustizia esercitata dalla chiesa di Roma e dai governanti e dai feudatari locali che ne facevano le veci.

  

Emblematiche le scene de ‘Il Marchese del Grillo’ in cui Onofrio spiega al papa che l’aver fatto suonare le campane di Roma < come se fosse morto il papa> era servito ad annunciare alla città che <…è morta qualcosa di molto più importante della santità vostra: è morta la giustizia!> dacché egli, nobile e cristiano, aveva truffato l’ebanista giudeo Aronne Piperno corrompendo avvocati, giudici, uditori, testimoni, funzionari, guardie, cardinali, poscia riparare a proprie spese i danni causati con  sfacciata malafede dal ‘sistema’.

Altrettanto emblematica la scena in funivia in ‘Cattivi pensieri’– ambientato e prodotto nel 1976 – con l’avv. Marani che rivela a sua moglie che uccidere qualcuno e sfangarla non è poi troppo difficile perché <i processi li vince chi ha più soldi!>

E non mi soffermo sui deliri da onnipotenza de ‘il dottore’, uomo di legge del capolavoro di Petri  ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’ che sfugge (ormai non più) al giudizio umano perché appartiene alla legge, la stessa legge de ‘’Il Processo’.

Adesso, nel nuovo millennio, non sembra di essere indietro di due soli secoli- quelli che ci separano dall’ambientazione de ‘Il marchese del Grillo’– bensì di essere fermi ai primi secoli dopo Cristo quando c’era il giudice privato.

Perché malgrado la giustizia sia amministrata ‘in nome del popolo italiano’ e i giudici agiscano sotto l’egida dello Stato, non c’è autorità che possa garantire che un giudice sia imparziale e che applichi la legge scritta alle prove apportate in giudizio dalle parti.

     I difetti risiedono negli articoli costituzionali che non sono mai stati sottoposti a un referendum popolare: i precetti costituiscono un insieme di intenti auspicabili ma non concretizzabili.

Ovvio che i padri costituenti ritenessero all’epoca il patto sociale stipulato dall’assemblea sufficiente “pe’ quel popolo cojone risparmiato dar cannone”.

Alcuni politici propongono da anni una legge che obblighi i giudici- mediante polizze – a risarcire le vittime di ingiusta detenzione al fine di sollevare la collettività dalle spese, ma tralasciando sviste altrettanto gravi che si verificano in sede civile.

Pura demagogia perché nella pratica è pressoché impossibile ottenere la condanna e il risarcimento pecuniario in sede civile degli avvocati che, documenti alla mano, abbiano lavorato reiteratamente e scientemente contro il proprio cliente, persino minorenne (esperienza personale) causando dei danni patrimoniali e non patrimoniali irreparabili, figuriamoci se sarà mai possibile trovare dei giudici disposti a condannare un collega!

Sarebbe molto più saggio evitare che i giudici sbagliassero al punto estremo da rovinare la vita dei malcapitati.

Bisogna rendere davvero ‘la legge uguale per tutti’.

Come si può?

Riformando quegli articoli costituzionali che ne regolano il contegno, e metterli in condizioni di non sbagliare né con colpa né con dolo vincolandoli inderogabilmente alla normale applicazione dei codici alle prove documentali apportate dalle parti nei processi. Insomma, che i giudici, soprattutto civilisti, fungano da notari e siano obbligati a sancire nette verità e non più verità ‘kafkiane’.

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Che si eliminino tutte le possibili mediazioni, manipolazioni, interpolazioni discrezionali con cui essi sovvertono la verità e la loro funzione piegandola perfino agli accordi fraudolenti intrapresi tra gli avvocati delle parti in causa.

Raramente le vittime di importanti danneggiamenti riescono a essere risarcite, e quando ci  riescono dopo attese infinite, le somme risultano modestissime, irrisorie, irridenti, mai parificabili all’entità di quanto subito.

Purtroppo da sempre la magistratura non risolve neppure le controversie più banali bensì le alimenta favorendo trame tessute dagli avvocati delle parti in lite e costringendo i danneggiati a intraprendere cause su cause per uscire da situazioni create appositamente.

Questo andazzo garantisce lavoro duraturo agli avvocati e un grossolano predominio istituzionale, politico, sociale, psichico della magistratura sul popolo.

* Il sistema giudiziario accoglie e ingloba in sé altri sistemi.

In tutt’Italia con processi fraudolenti si inventano debiti che conducono a spoliazioni mobiliari e immobiliari ai danni di normali sudditi e di imprese. Da trent’anni s’è affermato il sistema dei condomini: sono due milioni e mezzo le cause condominiali pendenti nei tribunali.

Il sistema ruota attorno agli amministratori.

Quirina Papili, cittadina di Villalba di Guidonia

Il caso di mia sorella Quirina Papili è già apparso due volte, 2022 e 2023, sulle pagine di Tiburno: con due lettere aveva esposto le violenze di cui era vittima da molti anni e l’esistenza di un sistema nel tribunale civile di Tivoli dov’è impossibile veder tutelati i propri diritti, in particolare il diritto di proprietà.

Un giudice (in seguito esautorato dalla magistratura, sembrerebbe anche per un mio video postato nella mia pagina Facebook) l’ha indotta ad assistere alla distruzione del suo appartamento al V° e ultimo piano del condominio di via Palermo n.10 a Villalba di Guidonia, nell’esecuzione d’una  perizia infondata (come dimostrato dai filmati, dalle perizie di parte, e perfino dai documenti redatti sul posto dall’ufficiale giudiziario) predisposta ad arte per costringerla a sottostare a un ricatto vile:

tollerare e riparare gli abusi edili gravanti tutt’ora sulla sua proprietà; un altro giudice ha rigettato la   richiesta che si procedesse a quantificare i danni irreparabili causati dalla realizzazione della perizia nonché da una pompeiana abusiva di 50 mq addossata alla sua proprietà; un altro giudice invece l’ha condannata e ha rigettato la sua richiesta fondatissima, con 25 documenti più sentenza del tar, di risarcimento dei danni dovuti all’impossibilità di concludere un contratto di vendita proprio per l’ingombrante abuso edilizio; infine il rigetto della revoca dell’amministratore, decisa dal presidente facente funzioni del tribunale civile che, ricevuta l’istanza, l’aveva girata al procuratore due volte affinché intervenisse; poi egli stesso dev’essersi prodigato in corte d’appello a Roma perché i suoi colleghi l’hanno blindato andando fuorilegge e senza dare una risposta giuridica!

Questo fa seguito  allo stalkeraggio giudiziario a cui mia sorella è sottoposta da anni.

Fu picchiata da un condòmino perché aveva denunziato gli abusi edilizi.

La pompeiana è stata acquisita al patrimonio comunale, atto prodromico alla sua demolizione.

Botte, estorsioni, processi truffa: salute, una casa, molti soldi e almeno sette anni di vita andati alle ortiche! Pletore di avvocati invischiati che non denunciano colleghi ma perdono cause vinte.

Una denuncia giace in procura da tre anni.

Avrei da scrivere sulla sezione del lavoro e sulla sezione fallimentare ma mi fermo qui.

Il nuovo procuratore rammenti che ha il dovere di tutelare i sudditi.

Una risposta pubblica è dovere precipuo della magistratura”.     

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