“Basta con giocare all’elastico tra quel che si fa e quel che si dice in piazza”

La dichiarazione più importante di Mario Draghi vuole introdurre un correttivo decisivo nei comportamenti della nostra classe politica

Chi scrive crede in modo assoluto nel primato della politica e rifiuta il mondo della tecnica anche al costo di contemplare nella prima scelta maggiori possibilità di errore. Questo anche perché l’errore è dato sempre dalla coerenza di un sistema e non da uno stato di cose incondizionato, esistente di per sé in natura.

Questa premessa è necessaria prima di fare un plauso alla dichiarazione di Mario Draghi, accennata nel titolo.

Si fa, giustamente, un gran parlare del male prodotto dal virus, dal pericolo del contagio, dall’aumentare dei casi e del ritorno di crisi da parte delle nostre strutture sanitarie per il pericolo di dover nuovamente fronteggiare un fenomeno socialmente dirompente come l’accentuarsi di casi di persone malate per il virus e quindi bisognose di cure ospedaliere.

Tutti argomenti importanti – si ripete – giusto trattarli, sviscerarli, confrontarli.

Ma c’è un pericolo che il nostro Non-sistema si trascina da decenni. L’esibizionismo sentimentale dei nostri primi rappresentanti delle proprie opinioni che per esposizione di coloro che se ne fanno latori, diventano dirompenti.

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Non serve fare citazioni ad Aristotele – ‘diverso in medicina il parere del medico da quello dell’inclita  – a Mao Tse Tungo – senza ricerca nessun diritto alla parola – o a tutto l’armamentario cognitivo che l’umanità ha generato nei secoli.

Il nostro dibattito ritorna come un rondo in false contrapposizioni tra liberisti e segregazionisti. Bisogna solo dire che il Green Pass serve ad evitare una nuova chiusura per la nuova esplosione dello stato pandemico nel quale siamo tutti ancora dentro. Il virus non fa selezione sulle nostre opinioni. Non guarda il giusto o l’ingiusto. Il sano o il malato. Solo che il primo una volta contagiato avrà maggiori possibilità di farcela. E allora dovremmo pensare a chi è un poco meno sano medicalmente. A istituire comportamenti di tutela che contemporaneamente non siano lesivi della facoltà di muoversi, interloquire, avere una vita di relazioni.

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Il problema che ci troviamo ad affrontare nell’attuale fase si concentra su questo non altro.

Il comportamento di chi si fa portatore di responsabilità pubbliche ma ha l’esigenza di assorbire le emozionalità di tutti per non dispiacere l’intero del proprio elettorato ha sempre fatto parte delle caratteristiche del nostro paese. A volte ha avuto anche manifestazioni bizzarre: votare una cosa in Parlamento e dichiarare il contrario pubblicamente.

L’evento pandemico ha rilevato lo stridore del comportamento indulgente verso il proprio uditorio in modo assai più forte, perché maggiori stavolta sono le responsabilità sociali.

Il problema centrale è il solito: chi si fa portatore di decisioni pubbliche deve caricarsi la responsabilità di anticipare il suo  popolo, non vellicarlo.

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